
Aree idonee alle rinnovabili, il ministero dell’Ambiente non farà ricorso contro la sentenza Tar Lazio

Come auspicato nei giorni scorsi dal presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, il ministero dell’Ambiente non farà ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio pubblicata a metà maggio che ha dato ragione all’Anev e agli altri ricorrenti, individuando profili d’illegittimità nel decreto ministeriale del 21 giugno 2024, centrale per permettere l’individuazione da parte delle Regioni delle aree idonee agli impianti rinnovabili.
A confermarlo è direttamente il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, a margine del Phygital Sustainability Expo ospitato a Roma nei Mercati di Traiano - Museo dei Fori imperiali, dove è intervenuto con delega della presidente Meloni.
«Stiamo preparando un decreto interministeriale di adeguamento a quelli che sono gli indirizzi del Tar, quindi dando indicazioni più puntuali alle Regioni», spiega Pichetto. Vale la pena ricordarli, questi indirizzi, messi in fila sulle nostre pagine da Agostino Re Rebaudengo.
L’efficacia del DM Aree idonee era stata già parzialmente sospesa dal Consiglio di Stato (Ordinanza n. 4298 del 14 novembre 2024) chiarendo che le Regioni non possono adottare una disciplina più restrittiva di quella già contenuta nella norma di rango primario costituita dall’art. 20 del D.lgs. n. 199/2021 (cd. “aree idonee ex lege”).
Il Tar Lazio ha rilevato ulteriori profili di illegittimità del DM Aree idonee con la sentenza n. 9155 del 13 maggio 2025. In particolare, il Tar Lazio ha censurato:
- l’eccesso di delega alle Regioni: il DM Aree idonee non può autorizzare le Regioni a stabilire fasce di rispetto fino a 7 km dai beni tutelati, essendo tale vincolo sproporzionato e non giustificato da motivazioni ambientali concrete;
- il difetto di omogeneità dei criteri: la mancanza di principi fondamentali e criteri omogenei è causa di disparità tra le diverse Regioni, violando il principio di omogeneità sia nella individuazione delle aree idonee sia nella individuazione delle aree non idonee.
Il DM ha sostanzialmente devoluto alle Regioni l’onere di individuare le aree idonee e le aree non idonee sul proprio territorio senza quella “guida” che invece il D.Lgs. 199/2021 aveva richiesto.
- la mancanza di una disposizione transitoria: il DM Aree idonee, non avendo previsto alcuna misura di salvaguardia per i procedimenti autorizzativi in corso, ha in molti casi sospeso iniziative già avviate, creato incertezza, causato danni agli investimenti già effettuati e generato l’inevitabile proliferarsi del contenzioso amministrativo.
Con il parziale annullamento del DM Aree idonee il Tar ha anche disposto l’obbligo, per il Mase e gli altri Ministeri interessati, di rieditare i criteri per la individuazione delle aree idonee e non idonee da fornire alle Regioni entro il termine di 60 giorni dalla notifica della sentenza, conformandosi ai principi chiariti dal Tar Lazio.
C’è molto terreno da recuperare: entro il 2030 l’Italia dovrà raggiungere, secondo quanto previsto propri dal decreto Aree idonee, 80.001 MW di nuova potenza considerando le installazioni realizzate a partire dal 2021. Un obiettivo lontano, dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo (19.297 MW di nuova potenza installata dal 2021 al 2024). Per colmare questo ritardo, snocciola Legambiente, l’Italia dovrà realizzare nei prossimi 5,5 anni 60.704 MW, pari ad una media di 11.037 MW l’anno: parliamo di almeno 3.557 MW in più rispetto a quanto fatto nel 2024 (7.480 MW).
Rallentare le installazioni significa limitare i benefici ambientali della transizione energetica, ma anche quelli economici. Le fonti rinnovabili stanno già abbassando il prezzo all’ingrosso dell’elettricità (che è una delle quattro principali componenti del costo in bolletta), e l’auspicio è che già dal 2026 le zone di mercato – tra le sette in cui già oggi è diviso il sistema elettrico italiano – in cui è più massiccia la presenza dei più economici impianti rinnovabili possano far valere questo vantaggio. Avranno una bolletta più leggera? «Sì – risponde Pichetto –, deve essere studiato un meccanismo di vantaggio».
