L’Assemblea nazionale francese respinge la proposta di legge contro le rinnovabili voluta dalla destra
Era conosciuta come proposta Gremillet. E riguardando la programmazione energetica e climatica della Francia per gli anni dal 2025 al 2035, era già stata trasformata in una sorta di referendum sulle rinnovabili valido per il prossimo decennio. “Era”, perché quel testo che prevedeva una moratoria per eolico e solare e una spinta alla costruzione di nuovi impianti nucleari è stata sonoramente bocciata dall’Assemblea nazionale con 377 voti contrari e 142 favorevoli. A difenderla sono stati sostanzialmente soltanto i deputati del Rassemblement National. Il partito di estrema destra ha caricato il testo, originariamente portato avanti da una più larga base governativa, di una valenza prevalentemente negazionista sulla crisi climatica, con elementi di scetticismo sulle rinnovabili e tutta puntata sul nucleare. «Bisogna chiamare le cose con il loro nome: questa proposta di legge Gremillet, già squilibrata tutta a favore del nucleare, è stata trasformata in un vero e proprio manifesto scettico sul clima», ha affermato la deputata del partito verde Les Écologistes Julie Laernoes. «Fermare le rinnovabili significa rilanciare i fossili, precipitare nel caos climatico, far esplodere i prezzi delle bollette e minacciare direttamente 80.000 posti di lavoro in Francia. Questa moratoria è una follia».
L’obiettivo della proposta di legge era non solo quello di affossare la possibilità di costruire nuovi impianti eolici e solari nei prossimi anni, ma anche quello di aumentare notevolmente la capacità nucleare della Francia, con il lancio di un secondo programma di sviluppo per 14 EPR (reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata), sul quale tra l’altro anche la Corte dei conti francese ha evidenziato criticità nei mesi scorsi, sia per quanto riguarda la questione costi-benefici sia per quanto riguarda complessivamente la «credibilità» e fattibilità del programma.
«La bocciatura del progetto di legge sulla programmazione energetica ha permesso di portare alla luce, grazie alla lente di ingrandimento dei media, l’ampio sostegno di cui godono l’energia solare ed eolica nel nostro Paese», hanno dichiarato i sindacati Enerplan, SER e France Renouvelables. «Le associazioni di consiglieri locali, i presidenti di regione, gli industriali, la società civile, i rappresentanti degli agricoltori, l’industria delle costruzioni, le ONG per la tutela dell’ambiente e della biodiversità e il settore energetico nel suo complesso hanno condannato all’unanimità il progetto di bloccare lo sviluppo delle energie rinnovabili elettriche in Francia».
La battaglia per impedire in Francia un colpo alle rinnovabili non è però chiusa. Il testo bocciato dall’Assemblea nazionale deve ora passare in seconda lettura al Senato all’inizio di luglio e il governo ha annunciato la pubblicazione del Programma energetico pluriennale per quest’estate. Ha scritto l’organizzazione France Agrivoltaïsme in un comunicato stampa: «Spetta ora al governo e ai rappresentanti eletti cercare un equilibrio tranquillo nel mix energetico francese durante le prossime discussioni sulla programmazione energetica del nostro Paese».
Il Rassemblement National non molla la presa e accusa i Repubblicani di «codardia» per non aver votato insieme alla destra la moratoria alle rinnovabili. «Non siamo mai delusi da loro», ha dichiarato sarcasticamente a Le Figaro Jean-Philippe Tanguy, leader del partito RN sulle questioni energetiche. «La vittoria ideologica di Marine Le Pen è pari a quella di tutti i nostri avversari sconfitti», ha commentato entusiasta in Aula pochi minuti prima del voto denunciando «quella che ha definito «l’ipocrisia dei movimenti di sinistra sui pericoli ambientali».
Ma intanto, insieme agli ambientalisti, anche il ministro francese dell’Industria e dell’energia Marc Ferracci esprime soddisfazione per questo voto, scrivendo sulla piattaforma social X che respingendo il testo, «i deputati si sono rifiutati di sacrificare la nostra sovranità energetica sull’altare della postura ideologica»: «Rifiutare il solare, l’eolico e la realtà industriale delle nostre regioni? Questo è indebolire la nostra sovranità, la nostra competitività e il nostro futuro».