«Il tempo dell’eolico offshore in Italia è adesso»: le proposte dell’Anev per sbloccare i progetti
“Mai partiti, ma pronti a ripartire. Il tempo dell’eolico offshore in Italia è ora”. Con questo titolo che è già di per sé tutto un programma, l’Anev ha tenuto presso la sede del Gse il terzo summit sull’eolico offshore. Nel corso dei lavori sono state analizzate le ragioni del ritardo italiano in questo settore chiave delle rinnovabili e, soprattutto, sono stati presentati i dettagli di una roadmap tecnica, normativa e industriale condivisa da tutta la filiera, con l’obiettivo di sbloccare i progetti, semplificare le regole, garantire sostenibilità e favorire l’integrazione territoriale.
Punto di partenza della discussione è appunto, come recita il titolo dell’appuntamento, il fatto che l’eolico offshore nel nostro Paese non è mai davvero partito, ma anche la considerazione che ci sono in Italia tutti i presupposti tecnologici, normativi e culturali per avviare finalmente una rinascita consapevole e strategica. Ha spiegato introducendo il confronto il presidente dell’Anev Simone Togni: «L’eolico offshore in Italia è rimasto troppo a lungo in attesa, bloccato da ritardi normativi, incertezze autorizzative e da una visione frammentata. Oggi però le condizioni per cambiare passo ci sono tutte: abbiamo tecnologie mature, una filiera industriale pronta, competenze consolidate e ampie aree marine adatte allo sviluppo. È arrivato il momento di agire. Con questo Summit, l’industria italiana dell’eolico marino presenta una proposta concreta e realizzabile: una roadmap chiara per semplificare le procedure, garantire sostenibilità e avviare progetti realmente cantierabili. L’Italia non può più permettersi di restare ferma mentre il resto d’Europa investe in maniera decisa sull’eolico off-shore. Il mare rappresenta un elemento strategico della nostra sovranità energetica. Dobbiamo valorizzarlo con visione, equilibrio e concretezza. Il futuro energetico dell’Italia passa anche da qui».
Ci sono stati interventi istituzionali di rilievo, tra cui il videomessaggio del ministro Pichetto Fratin, ma una fase centrale del summit è stata la presentazione dello studio realizzato dall’Università “La Sapienza” sugli impatti economici, occupazionali e sociali legati allo sviluppo dell’eolico offshore galleggiante in Italia. La presentazione è stata a cura di Livio De Santoli, prorettore per la Sostenibilità dell’Ateneo, che ha sottolineato: «Nello studio si dimostra come con investimenti tra 10 e 20 miliardi di euro sia possibile impostare sul territorio nazionale la realizzazione di quote di costruzione significative riguardanti floater e sottostazioni. I posti di lavoro conseguenti a tali investimenti risultano essere fino a 60 mila dipendenti full time».
Nel panel dedicato alle infrastrutture è intervenuto, tra gli altri, il commissario straordinario dell’Autorità di sistema portuale del mar Ionio del Porto di Taranto, Giovanni Gugliotti, che ha dichiarato: «Il Porto di Taranto è pronto a giocare un ruolo strategico e centrale in questa rinascita consapevole con cui si andrà a riscrivere il futuro energetico dal mare. Grazie alla sua posizione geografica privilegiata nel Mar Ionio, alle infrastrutture portuali all’avanguardia e alla recente designazione da parte del Mase come hub per la produzione e l’assemblaggio delle piattaforme eoliche offshore, Taranto si conferma come un motore industriale e logistico capace di sostenere concretamente lo sviluppo di una filiera nazionale dell’eolico marino».
A seguire, è stato affrontato il punto di vista delle associazioni ambientaliste con Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente, Alessandro Giannì, relazioni Istituzionali e scientifiche di Greenpeace Italia. Ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia: «Il cambiamento climatico è tra noi, e ce ne accorgiamo tutti. Continuare a estrarre combustibili fossili o puntare su soluzioni illusorie, come la cattura di carbonio o il nucleare, ci mette tutti in pericolo. Le soluzioni ci sono e tra queste l'eolico offshore che può dare un contributo importante alla transizione energetica e allo stesso tempo rappresentare, se ben progettato e gestito, un modo per escludere attività impattanti da porzioni del fondale marino».
Il Summit si è chiuso con la presentazione ufficiale del documento di proposte dell’Anev alla presidenza del Consiglio dei ministri, al Mase, al ministero delle Imprese e del Made in Italy e al ministero per la Protezione civile e le politiche del mare. Ha spiegato Francesco Ciampa, responsabile area legale e affari generali del gruppo Macchia e coordinatore del gruppo di lavoro offshore Anev: «La creazione di una filiera industriale a supporto del settore dell’eolico offshore in Italia non è più una sfida ma una necessità. La riduzione dei tempi di approvvigionamento delle componenti utili alla realizzazione degli impianti eolici offshore e l’indipendenza che ne deriverebbe dall’avere a disposizione le industrie capaci di supportare il processo di transizione energetica, ad oggi, è un fattore determinante per il concreto sviluppo dell’eolico offshore in Italia. Una filiera industriale parallela al settore dell’eolico offshore non solo garantirebbe una certa celerità nella costruzione degli impianti ma renderebbe il nostro paese più competitivo senza tener conto del fatto che l’impatto occupazionale sarebbe enorme».