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Divieto al fotovoltaico nei campi, il Tar Lazio conferma la possibile incostituzionalità del decreto Agricoltura

Balzano: una pronuncia della Corte costituzionale «potrebbe riaprire la possibilità d’installare fotovoltaico a terra in aree agricole». Ma al momento non c’è una data per l’udienza
 |  Nuove energie

Con sentenza Tar Lazio, sez III n° 15502, pubblicata nei giorni scorsi (disponibile integralmente qui, ndr), il Tribunale amministrativo ha ritenuto rilevanti le questioni di legittimità costituzionale sollevate sull’art. 20, comma 1-bis del dlgs 199/2021, introdotto dal dl 63/2024, art. 5, comma 1: si tratta del famigerato decreto Agricoltura, che vieta l’installazione di pannelli fotovoltaici a terra in aree agricola, bloccando di fatto investimenti nel settore stimati dal Wwf in 80 miliardi di euro.

Come riassume Marco Balzano dal board dell’associazione di filiera Italia solare, secondo il Tar tale divieto potrebbe essere in contrasto con gli articoli 3, 11 e 117 della Costituzione italiana nonché con la normativa europea sulle fonti rinnovabili, ed evidenzia quattro profili di possibile incostituzionalità, aprendo di fatto alla possibilità di una verifica d’ammissibilità della questione alla Corte costituzionale e dunque alla relativa decisione in merito.

«Ad oggi nessuna udienza è ancora fissata – spiega Balzano – Ma una pronuncia di incostituzionalità potrebbe riaprire la possibilità d’installare fotovoltaico a terra in aree agricole, con impatti diretti sullo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, sulla sicurezza energetica e sul Green deal europeo».

Ricordiamo che già con l’ordinanza n. 9164 del 13 maggio 2025 il Tar Lazio ha ritenuto non manifestatamente infondate le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 5 del decreto Agricoltura, rinviando la questione alla Corte costituzionale ma confermando sostanzialmente quanto gli operatori di settore hanno subito denunciato sin dall’adozione di questa norma: cioè che il divieto di realizzare fotovoltaico a terra in aree agricole realizza una prevalenza assoluta, astratta e incondizionata dell’interesse alla conservazione del suolo agricolo, impedendo alla radice qualunque possibilità di contemperamento con gli altri interessi in gioco, anche essi di rilievo costituzionale.

Come già spiegato su queste colonne da Agostino Re Rebaudengo, l’art. 5 del decreto Agricoltura col suo divieto di installazione del fotovoltaico in aree agricole, ha introdotto «una decisione di cui non si comprende la ratio perché in realtà non protegge alcun terreno agricolo da alcuna invasione del fotovoltaico in agricoltura (abbiamo oltre 4 milioni di ettari agricoli abbandonati, e per installare gli impianti rinnovabili necessari a raggiungere il target 2030 servirebbero solamente 70.000 ettari di terreno, equivalenti allo 0,4% della Superficie agricola totale). L’applicazione del dl Agricoltura aumenterà a dismisura i costi per le imprese che investono nelle rinnovabili in Italia. Infatti, sui terreni agricoli si potranno installare solo impianti agrivoltaici che, a seconda delle configurazioni, hanno costi di sviluppo e manutenzione tra il 30% e il 50% più alti del fotovoltaico a terra».

Ciò non toglie ovviamente la (mutua) utilità dell’agrivoltaico per la convivenza tra produzione di energia rinnovabile e colture di pregio, ma resta un dato da soppesare per trovare l’equilibrio migliore al soddisfacimento dei vari interessi in campo, in modo analogo a quanto dovrebbe avvenire nella diatriba tra grandi impianti fotovoltaici e piccole installazioni sui tetti, dato che l’elettricità prodotta con gli impianti fotovoltaici utility scale (ovvero da 1 MW in su) costa un terzo dell’elettricità generata dagli impianti fotovoltaici residenziali sui tetti.

«I parchi solari a terra non sono una minaccia, ma un’opportunità per l’Italia – spiega nel merito a greenreport il ricercatore Luigi Moccia – Con una progettazione ecologica e una regolamentazione intelligente, possono diventare un pilastro della decarbonizzazione, migliorando la biodiversità, sostenendo l’agricoltura anche nelle aree interne e riducendo i costi energetici. Superare il proibizionismo solare è essenziale per evitare le conseguenze economiche e ambientali di un sistema energetico inefficiente. Immaginiamo un Paese in cui i parchi solari non solo producono energia pulita, ma ospitano habitat rigogliosi, favoriscono l’agricoltura locale e rivitalizzano le comunità rurali. Questo futuro è alla nostra portata».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.