Trump ci riprova contro “i mulini a vento”. Stop a tutti i progetti eolici offshore negli Usa
Due settimane fa la Corte distrettuale del Massachusetts ha stabilito che l’ordine esecutivo di Donald Trump che vietava i progetti eolici in Usa era illegale e lo ha annullato. La Casa Bianca lo aveva emesso un quasi un anno fa (era il 20 gennaio), sospendendo tutte le concessioni, le autorizzazioni e le approvazioni per gli impianti con turbine eoliche, causando la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro in tutto il paese. Adesso il tycoon ci riprova, con una nuova battaglia personale contro gli odiati mulini a vento.
Il Dipartimento degli Interni ha annunciato ieri la sospensione, con effetto immediato, dei contratti di locazione per tutti i grandi progetti eolici offshore in costruzione negli Stati Uniti a causa di «rischi per la sicurezza nazionale identificati dal Dipartimento della Guerra in rapporti classificati recentemente completati», parlando di non meglio precisate «interferenze radar».
«Il dovere primario del governo degli Stati Uniti è proteggere il popolo americano. Quest’azione affronta i rischi emergenti per la sicurezza nazionale, tra cui – spiega nella neolingua trumpiana il segretario degli Interni, Doug Burgum – la rapida evoluzione delle tecnologie avversarie rilevanti e le vulnerabilità create dai progetti eolici offshore su larga scala in prossimità dei centri abitati della nostra costa orientale».
Di fatto, con questa decisione Trump ha appena sospeso la costruzione di tutti e cinque i progetti eolici offshore in corso negli Stati Uniti: Vineyard Wind 1, Revolution Wind, Coastal Virginia Offshore Wind, Sunrise Wind ed Empire Wind 1. Almeno fino a quando l’atto del Dipartimento degli Interni non verrà portato in tribunale.
«Bloccare la costruzione di tutti i progetti eolici offshore in corso negli Stati Uniti è un attacco alla nostra economia e alla nostra salute pubblica – commenta Melinda Pierce in qualità di direttrice legislativa di Sierra club, la più importante associazione ambientalista statunitense – La vendetta dell'amministrazione Trump nei confronti delle energie rinnovabili non conosce fine. Invece di farci progredire come nazione, sono ossessionati dall'attaccare un settore in crescita che offre buoni posti di lavoro nel settore dell'energia pulita ed elettricità pulita e a prezzi accessibili. Gli americani hanno bisogno di energia più economica e affidabile, che non vada a discapito della nostra salute e del nostro futuro».
Già quest’estate, Trump ripeteva la tesi per la quale “qualsiasi Stato che ha costruito e fatto affidamento su mulini a vento (impianti eolici, ndr) e impianti solari per l’energia sta registrando aumenti record nei costi dell’elettricità e dell’energia”, tesi palesemente falsa. Gli Stati coi maggiori incrementi nella produzione di energia eolica e solare dal 2010 – tra cui Iowa, New Mexico, Kansas e Oklahoma – hanno visto le tariffe elettriche aumentare più lentamente dell'inflazione, mentre in Texas l'energia eolica e solare fa risparmiare ai texani 20 milioni di dollari al giorno. Eppure spesso si sente dire che l’aumento delle energie rinnovabili, come solare ed eolico, siano la causa dei prezzi elevati dell’elettricità in California, uno Stato dove la penetrazione delle fonti rinnovabili è molto alto: come mai?
Come spiega il ricercatore Luigi Moccia, i dati smentiscono il legame diretto tra rinnovabili e bollette care. La California ha prezzi alti per fattori locali come la vulnerabilità agli incendi, aggravati dal cambiamento climatico, che «ha imposto investimenti massicci in prevenzione, come l’interramento delle linee elettriche. A ciò si aggiungono i costi di gestione di vecchie centrali nucleari (es. Diablo Canyon) e incidenti legati all’infrastruttura a gas fossile (es. San Bruno). Questi elementi, non l’adozione di sole e vento, spiegano l’aumento delle tariffe, come documentato da Jacobson et al. (2025) in un recente studio. Al contrario delle rinnovabili, la dipendenza dal gas fossile mostra una chiara correlazione con gli aumenti di prezzo».
E non solo il gas. La recente decisione dell'amministrazione Trump di emettere ordinanze di emergenza per prolungare la vita utile delle vecchie centrali a carbone – subito copiata anche dal Governo Meloni, che ha rimandato la chiusura delle centrali nostrane dal 2025 al 2038 – rappresenterà un onere finanziario per gli americani pari fino a 5,9 miliardi di dollari l’anno, calcolando i sussidi in tariffa che riceverebbero quelle centrali a bassa competitività per restare attive e produrre come riserva in base alle necessità di stabilizzare la rete elettrica.