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Floramiata, la serricoltura che innova con la geotermia in Amiata

Barile: «È impossibile produrre qui senza la geotermia, l’azienda non potrebbe vivere. Il business non sarebbe sostenibile se dovessimo usare i combustibili fossili»
 |  Nuove energie

Un tempo dalle viscere dell’Amiata i minatori estraevano cinabro, per la lavorazione dell’inquinante mercurio, mentre oggi dall’antico vulcano si genera energia rinnovabile: la geotermia, che oltre a produrre elettricità grazie alle centrali gestite da Enel green power mette a disposizione calore per cittadini e imprese. Calore sostenibile, che sta cambiando la vocazione economica del territorio: oggi a Floramiata, nel Comune di Piancastagnaio (SI), dalla geotermia amiatina nascono piante tropicali.

«Quest’azienda è stata creata per contribuire a dare nuovo lavoro ai minatori quando le miniere di mercurio dell’Amiata sono entrate in crisi. Inizialmente ha riconvertito i minatori ancora giovani per andare in pensione, poi ha dato lavoro alle loro famiglie e oggi alle nuove generazioni», ci spiega il sindaco di Piancastagnaio, Franco Capocchi, che ha accompagnato la redazione di greenreport in questo approfondimento video realizzato in collaborazione con CoSviG – il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche – e col patrocinio della Regione Toscana.

A Floramiata sono oltre 23 gli ettari di serre riscaldati coi cascami di acqua calda a circa 95°C in arrivo dalla vicina centrale geotermica Pc3, in grado di produrre 3 milioni di piante ogni anno: sono destinate al mercato nazionale e sempre più anche a quello internazionale – compreso quello olandese, che rappresenta la punta di diamante a livello globale –, grazie alla qualità e sostenibilità che contraddistingue il prodotto.

«È impossibile produrre qui senza la geotermia, l’azienda non potrebbe vivere: il business non sarebbe sostenibile se dovessimo usare i combustibili fossili», conferma a greenreport il presidente di Floramiata, Nino Barile. Il perché è semplice da spiegare: in una sola notte d’inverno senza geotermia, quando le temperature all’esterno arrivano a -5°C e all’interno devono restare attorno a 20°C per garantire la sopravvivenza delle piante, Floramiata dovrebbe bruciare almeno 8mila litri di gasolio. Un peso insostenibile per la crisi climatica, oltre che per i conti dell’azienda.

Redazione Greenreport

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