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Aree idonee alle rinnovabili, nella sentenza sulla Sardegna c’è un messaggio al Governo

Anie (Confindustria): «La Corte costituzionale ha sancito che i procedimenti già conclusi sulla base della normativa previgente non possono essere messi in discussione da disposizioni successive»
 |  Nuove energie

Dopo l’intervento delle principali associazioni ambientaliste del Paese, riunite nell’alleanza Sardegna rinnovabile – Greenpeace, Kyoto club, Legambiente e Wwf –, anche la filiera industriale esce allo scoperto dopo la sentenza 184/2025 con cui la Corte costituzionale ha smontato la legge sulle aree idonee agli impianti rinnovabili approvata dalla Regione Sardegna un anno fa, e impugnata all’inizio del 2025 dal Governo Meloni. 

Secondo Anie rinnovabili, l’associazione aderente a Confindustria che rappresenta un fatturato aggregato annuo che supera i 14 miliardi di euro, la sentenza si inserisce infatti in un percorso volto a garantire uno sviluppo ordinato, costante e programmato degli impianti rinnovabili, riconosciuti «come opere strategiche per il Paese e fondamentali per la sicurezza energetica», oltre che per la competitività del sistema produttivo e il raggiungimento degli obiettivi climatici.

In particolare, da un lato la sentenza della Corte ha confermato l’orientamento sul significato delle aree idonee e non, ribandendo che «l’individuazione delle aree idonee ha la finalità di definire gli ambiti territoriali nei quali trovano applicazione procedure autorizzative semplificate e accelerate, in coerenza con gli obiettivi nazionali ed europei di transizione energetica. È altresì rilevante – sintetizza Anie – il principio secondo cui le aree non qualificate come idonee non sono escluse aprioristicamente dalla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, ma restano assoggettate a iter autorizzativi ordinari, nel rispetto delle valutazioni ambientali, paesaggistiche e territoriali previste dall’ordinamento».

In altre parole le aree idonee non sono quelle in cui è possibile fare installazioni, ma quelle dove si possono fare più velocemente; al contempo identificare un’area come non idonea non equivale a porre un divieto assoluto alla realizzazione di impianti, bensì mette in evidenza una valutazione di incompatibilità ex ante compiuta dalle amministrazioni del territorio. Si tratta di un fatto giuridico noto da tempo, anche se tutt’ora poco conosciuto lungo lo Stivale, dove un’area idonea rischia di essere percepita come un far west senza regole e un’area non idonea come un luogo di divieto assoluto per gli impianti rinnovabili.

Meno scontato era il pronunciamento della Corte sulla salvaguardia dei progetti rinnovabili con progetti autorizzativi già in corso. «La Corte – osserva infatti in merito l’associazione confindustriale – ha sancito che i procedimenti già conclusi sulla base della normativa previgente non possono essere messi in discussione da disposizioni successive, poiché ciò determinerebbe la vanificazione dei provvedimenti autorizzativi rilasciati per la costruzione e l’esercizio di impianti alimentati da fonti rinnovabili».

Dunque la sentenza della Corte fornisce un chiarimento rilevante sul quadro normativo relativo allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili in tutto il Paese e non solo in Sardegna, con particolare riferimento all’individuazione delle aree idonee e all’applicazione del decreto-legge n. 175/2025 e del decreto correttivo n. 178/2025», ovvero rispettivamente il decreto Transizione 5.0 e il correttivo al Testo unico sulle fonti rinnovabili, che vanno definendo il nuovo quadro normativo sulle aree idonee, ormai da quattro anni in attesa di formulazione definitiva.

Il paradosso, infatti, è che il Governo ha vinto il suo ricorso contro la legge della Sardegna, ma ora  rischia di esportare a sua volta il modello sardo in tutta Italia, tant’è che in realtà come l’Umbria la Regione prospetta che «le modifiche al Testo Unico delle Fonti Rinnovabili, con il nuovo articolo 11-bis del D.lgs 190/2024, riducono tra il 3 e lo 0% del territorio regionale la possibilità di individuare aree idonee». In attesa che il quadro giuridico possa chiarirsi, è dunque imprescindibile che in sede di conversione del decreto-legge n. 175/2025 sia resa esplicita una norma di salvaguardia dei progetti già in sviluppo, come già peraltro proposto a gran voce sulle colonne di greenreport dal past president di Elettricità futura e presidente di Asja energy Agostino Re Rebaudengo.

Per questo Anie rinnovabili oggi «auspica che l’attuazione del decreto-legge n. 175/2025 e del decreto correttivo n. 178/2025 possa proseguire in modo coerente, valorizzando il ruolo delle aree idonee come strumento di accelerazione e senza introdurre automatismi escludenti privi di fondamento nel diritto costituzionale».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.