Produzione e consumo di proteine nell’Ue, l’Easac evidenzia il potenziale delle alternative alla carne
Il Consiglio consultivo scientifico delle accademie europee (European academies science advisory council, Easac) ha pubblicato un rapporto completo sulle alternative alla carne. Il documento arriva mentre l'Ue sta valutando una strategia proteica per rafforzare i sistemi alimentari sostenibili. Lungo le oltre sessanta pagine, il rapporto esamina il mondo in rapida crescita delle alternative alla carne, dalle proteine di origine vegetale e derivati dagli insetti alla fermentazione microbica e alla carne coltivata. Redatto dopo numerose riunioni svoltesi in seno al Comitato per le bioscienze e la salute pubblica dell'Easac tra il 2022 e il 2025, il rapporto offre ai responsabili politici una tabella di marcia basata su dati scientifici per bilanciare gli impegni climatici, la salute pubblica e la resilienza del sistema alimentare. E vuole essere un contributo utile per i quadri politici che, sottolineano i ricercatori, sono in ritardo rispetto agli sviluppi scientifici e tecnologici.
«L'Ue deve agire ora se vuole rimanere all'avanguardia nella transizione proteica, garantire la sicurezza alimentare e raggiungere i suoi obiettivi in materia di clima e biodiversità. Dovrebbe creare politiche che sostengano l'innovazione nel campo delle alternative alla carne, garantendo al contempo la sicurezza alimentare e la protezione dei consumatori», afferma il professor Bert Rima, presidente del gruppo di lavoro composto da esperti nominati dalle accademie scientifiche europee. «Le future generazioni europee cresceranno probabilmente con meno carne nei loro piatti, e questo potrebbe essere sia necessario che vantaggioso. Il rapporto offre una guida per incoraggiare le persone a mangiare meno carne e consentire scelte migliori».
L'analisi mostra che diverse alternative alla carne hanno potenzialmente un impatto ambientale inferiore rispetto alla carne convenzionale, che i tanto vituperati insetti e la fermentazione microbica forniscono fonti proteiche efficienti con un impatto ambientale minimo quando si utilizzano materie prime sostenibili e che la carne coltivata potrebbe potenzialmente offrire vantaggi in termini di sostenibilità, se il processo fosse alimentato da energie rinnovabili.
Le alternative possono favorire una dieta equilibrata, ma non tutte sono uguali: alcuni prodotti vegetali trasformati possono contenere sale e grassi saturi in eccesso. Sono necessari ulteriori dati sugli impatti a lungo termine dei prodotti più recenti, come la carne coltivata e le proteine ottenute con fermentazione di precisione.
La naturalezza, il gusto, l'accessibilità economica e un'etichettatura chiara rimangono fondamentali per la fiducia dei consumatori. Le popolazioni più giovani e urbane sono più aperte alle alternative, in particolare quelle attente al benessere degli animali e al cambiamento climatico. «La fiducia dei consumatori può essere facilmente compromessa, soprattutto se i prodotti sono troppo pubblicizzati o etichettati in modo fuorviante», avverte Hanna Tuomisto, professore di sistemi alimentari sostenibili e coautrice. «Abbiamo bisogno di piena trasparenza, non solo sugli ingredienti, ma anche sull'impatto ambientale e sulla lavorazione».
La fermentazione e la carne coltivata mostrano un elevato potenziale, ma devono affrontare ostacoli in termini di costi e scalabilità. Sono necessari finanziamenti pubblici strategici e politiche chiare per promuovere un'innovazione sicura e sostenibile.
Dal rapporto emerge anche che è necessario aumentare la trasparenza e introdurre standard di etichettatura chiari e obbligatori in materia di nutrizione, lavorazione e impronta ambientale, stabilire politiche e un quadro normativo chiari per guidare l'aggiunta di prodotti a base di proteine vegetali e microbiche, migliorare gli standard di sostenibilità ambientale, ovvero la comparabilità nella valutazione del ciclo di vita, l'uso di energie rinnovabili, i flussi secondari industriali e agricoli. È inoltre essenziale rafforzare la consapevolezza dei consumatori con raccomandazioni basate su dati concreti sull'integrazione delle alternative alla carne in diete equilibrate e combattendo la disinformazione, creare un quadro positivo per l'innovazione investendo in ricerca e sviluppo, in particolare per alternative sicure e scalabili come la carne microbica e coltivata, e aiutando gli allevatori ad adattarsi ai mercati in evoluzione delle alternative alla carne e delle proteine alternative. E poi bisogna considerare questioni etiche e sociali, come le diverse esigenze alimentari, la cultura, le tradizioni e le condizioni economiche. Occorre inoltre prestare attenzione alle considerazioni etiche relative all'allevamento di insetti e alle questioni etiche sollevate dalla carne coltivata che si basa su cellule animali.
«L'Europa dispone degli strumenti e della capacità di innovazione necessari per assumere un ruolo di leadership a livello globale», afferma Tuomisto. «Ma non bastano le soluzioni tecnologiche. Il successo della transizione verso proteine sostenibili dipenderà dalla sua definizione sociale e politica. Senza un'azione coordinata, rischiamo di perdere sia i benefici ambientali che la fiducia del pubblico».