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Al via i negoziati Usa-Cina sui dazi, mentre Pechino tende la mano all’Ue sull’export delle materie critiche

A Londra i colloqui tra gli emissari della Casa Bianca e il braccio destro di Xi Jinping, He Lifeng. Il ministro del Commercio cinese Wang Wentao ha partecipato a una riunione del Wto e proposto un rapporto privilegiato con l’Europa per l’esportazione di minerali. Strategia o tattica? Si capirà a breve al vertice Europa-Cina
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Da un lato i dazi di Trump sui prodotti commerciali, dall’altro le politiche della Cina sull’export delle terre rare. E in mezzo l’Ue, che deve evitare di finire incastrata nel ruolo di vaso di coccio tra vasi di ferro e provare anzi a sfruttare la situazione per accelerare lungo la strada della transizione energetica, che in questa fase storica appare più spianata in direzione di Pechino che di Washington, complici le pressioni del tycoon per più massicci acquisti di combustibili fossili made in Usa.

Così, mentre a Londra prendono il via i negoziati tra gli emissari della Casa e il braccio destro di Xi Jinping, il membro del Politburo del Partito comunista cinese He Lifeng, tra Bruxelles e Strasburgo si guarda con attenzione alle più recenti mosse di Pechino. In particolare questa: a metà aprile la Cina ha decretato uno stop all’esportazione di terre rare e magneti verso l’occidente come forma di ritorsione contro i dazi decisi da Trump, ma in questi giorni il ministro del Commercio Wang Wentao, dopo aver incontrato il commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič, ha fatto filtrare che Pechino è pronta a mettere in piedi un rapporto privilegiato con l’Ue proprio per l’esportazione di materie primi critiche. «Il controllo delle esportazioni di terre rare e altri prodotti è una pratica internazionale», ha affermato il ministero del Commercio in una nota ripresa da diversi siti occidentali. «La Cina attribuisce grande importanza alle preoccupazioni dell’Europa ed è disposta a istituire un canale preferenziale per le domande ammissibili, accelerare l’esame e l’approvazione e istruire un livello operativo atto a mantenere una comunicazione tempestiva al riguardo», ha messo nero su bianco Pechino.

A Bruxelles si guarda ovviamente con interesse alla mano tesa, considerato che i minerali critici sono fondamentali per numerose tecnologie energetiche e per l’economia nel suo complesso e che, come sottolineato recentemente dall’International energy agency (Iea), il dominio della Cina in questo settore, tanto sul fronte produzione quanto su quello raffinazione, pone seri rischi già per il prossimo decennio alle industrie occidentali. I vertici dell’Ue stanno verificando ogni dettaglio dell’offerta cinese, per saggiare poi meglio la reale disponibilità di Xi Jinping ed entrare poi nel vivo dei negoziati nel vertice Ue-Cina che si terrà a breve, in occasione del 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra l’Europa e Pechino.

Al momento, gli emissari cinesi si stanno sperticando in rassicurazioni sul rapporto positivo che vogliono avere con l’Ue e sulla loro volontà di salvaguardare l’ordine economico e commerciale internazionale e la stabilità del commercio globale. Sempre il ministro del Commercio Wang Wentao, partecipando nei giorni scorsi a una riunione dell’Organizzazione mondiale per il commercio (World Trade Organization, Wto), ha criticato la politica dei dazi, definito la stessa Wto «un pilastro fondamentale del multilateralismo e un’importante piattaforma per la governance economica globale», sottolineato che «non ci sono vincitori in una guerra commerciale», che «l’unità porta al successo condiviso e la cooperazione guida il progresso», evidenziato che la Cina ha già presentato alla Wto una «dichiarazione a sostegno del sistema commerciale multilaterale nella situazione attuale».

Resta da capire se quella di Pechino sia una strategia volta a garantire tutte queste dichiarazioni d’intenti positive o se sia una semplice tattica che ha come obiettivo allargare il fronte contro gli Stati uniti e arginare il calo delle esportazioni registrato da quando Trump ha inaugurato la nuova fase dei dazi. Un dato per tutti: il mese scorso le esportazioni verso gli Usa hanno fatto registrare un clamoroso -34% e, complessivamente, l’export cinese verso il resto del mondo è cresciuto del 4,8% su base annua, in netta frenata rispetto all’8,1% registrato ad aprile.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.