Gli aiuti umanitari a Gaza stanno entrando ancora col contagocce
Mentre in Palestina si misurano ancora gli effetti del fragile accordo arrivato per far cessare il fuoco sulla Striscia di Gaza, le prospettive per arrivare davvero alla pace – e non alla sottomissione – del popolo palestinese passano dal rispetto del diritto internazionale, il che significa mantenere alta la pressione su Israele affinché trovino soddisfazione le legittime ambizioni di autodeterminazione dei palestinesi.
Anche perché l’impegno assunto dalla comunità internazionale e dall’Unione europea, per alleviare le sofferenze del popolo palestinese non si è tradotto ancora in alcuna azione concreta. Gli aiuti umanitari, da cui dipende la sopravvivenza della popolazione, continuano ad entrare in quantità meramente simboliche, mentre non si chiarisce quale sarà il ruolo del popolo palestinese nel determinare il proprio futuro, né si sta esercitando alcuna effettiva pressione su Israele per porre fine all’occupazione illegale della Cisgiordania.
È l’allarme lanciato da Oxfam, alla vigilia del Consiglio dei Ministri degli Esteri europei del 20 ottobre, in cui si discuterà delle eventuali sanzioni economiche a Israele, a partire dalla revisione dall’Accordo di Associazione Ue-Israele.
«L’Unione europea è oggi a un bivio – dichiara Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Deve decidere se vuol determinare la costruzione di una pace giusta in Palestina o se rinunciare completamente a esercitare la propria influenza e perdere qualsiasi credibilità. Se vuole semplicemente arrendersi alla realpolitik a cui stiamo assistendo o schierarsi in difesa dei diritti del popolo palestinese e dei principi del diritto internazionale. L’Europa non può essere un semplice finanziatore senza essere un attore politico. Al cessate il fuoco doveva seguire il ripristino del pieno accesso umanitario per la popolazione e della possibilità per le organizzazioni umanitarie di portare tutti gli aiuti necessari, ma ad oggi molte ong continuano a vedere i propri aiuti rifiutati e a non poter svolgere il loro lavoro a causa di un restrittivo approccio burocratico degli israeliani, che non è in linea con gli impegni umanitari del cessate il fuoco e viola il diritto internazionale. L’effetto di tutto questo è che la popolazione a Gaza continua a morire di fame, a non avere medicine, un riparo, acqua pulita.
Solo Oxfam in questo momento ha ancora oltre 2,5 milioni di dollari di aiuti di prima necessità e pacchi alimentari stoccati nei magazzini fuori Gaza, che non possono entrare. Per questo Oxfam insieme ad una coalizione di oltre 20 organizzazioni ha lanciato la campagna “Stop al commercio con gli insediamenti illegali”, a cui si può aderire QUI.
«Parlare oggi di una nuova pagina per il popolo palestinese è un insulto per le decine di migliaia di famiglie le cui vite sono state distrutte o semplicemente spazzate via. Significa ignorare quello sta realmente succedendo sul campo. – aggiunge Pezzati – Lanciamo perciò un appello urgente all’Unione europea, all’Italia e ai singoli stati membri affinché utilizzino ogni strumento diplomatico e di pressione economica su Israele in difesa dei diritti del popolo palestinese a Gaza e nella Cisgiordania occupata illegalmente. Chiediamo l’interruzione di qualsiasi accordo commerciale con Israele e relazione economica con gli insediamenti dei coloni, sospendendo l’accordo di Associazione con Israele, violato ripetutamente all’articolo 2, dati i crimini commessi in tutti i Territori occupati palestinesi negli ultimi 2 anni. Se si vuole lavorare davvero alla creazione di due stati, come anche il Governo italiano ha dichiarato più volte, occorre agire al più presto a partire dal Consiglio europeo di lunedì. Non ci sarà né futuro né pace, senza la fine dell’occupazione della Cisgiordania, il coinvolgimento della popolazione palestinese e l’accertamento delle responsabilità per tutti i crimini di guerra commessi».