
Sempre più salate le acque dolci: il cambiamento climatico altera l’equilibrio tra fiumi e mare

L’acqua dolce è una risorsa preziosa ma sempre più vulnerabile. Nelle regioni costiere di tutto il mondo, fiumi e falde sotterranee rischiano di essere invasi dall’acqua salata del mare, un processo accelerato dagli effetti del cambiamento climatico. Il fenomeno, noto come intrusione salina, minaccia la disponibilità di acqua potabile, la fertilità del suolo e la sopravvivenza degli ecosistemi.
È questo l’allarme lanciato da uno studio internazionale guidato dall’Università di Utrecht e dall’istituto di ricerca olandese Deltares. Secondo i dati ottenuti, entro il 2100 il livello di salinizzazione delle foci sarà due volte maggiore rispetto alla riduzione degli scarichi fluviali, con effetti critici per la biodiversità, l’agricoltura e la qualità della vita di milioni di persone.
Alla base del fenomeno ci sono due fattori principali: l’innalzamento del livello del mare e la diminuzione del deflusso fluviale, entrambi legati al cambiamento climatico. L’intrusione salina si verifica lungo i litorali, dove l'acqua salata del mare, più densa, si infiltra nel sottosuolo, incuneandosi al di sotto dell'acqua dolce presente nelle falde acquifere sotterranee e penetrando nel suolo.
Il gruppo di ricerca ha analizzato, attraverso modelli numerici, 18 estuari in tutto il mondo – dall’America all’Asia, passando per Europa, Africa e Oceania – valutando come l’intrusione salina potrebbe evolvere nei prossimi decenni. I risultati sono preoccupanti: per la maggior parte dei sistemi, i dati indicano che l'effetto combinato della variazione degli scarichi fluviali e dell'innalzamento del livello del mare porterà a un aumento dell'intrusione salina del dieci-venti per cento entro il 2100. Tra le aree più a rischio ci sono le regioni costiere, dove l’avanzata del sale può danneggiare la vegetazione, rendere i terreni agricoli improduttivi e ridurre la disponibilità di acqua potabile.
«Questo studio è il primo a considerare gli effetti combinati della variazione della portata dei fiumi e dell'innalzamento del livello del mare sull'intrusione salina su scala globale – afferma Henk Dijkstra, professore di Fisica climatica all’Università di Utrecht, tra gli autori della ricerca – «L'impatto sulla disponibilità di acqua dolce, sulla salute, sulla resa agricola e sulla qualità della vita nei delta può essere significativo e interessare milioni di persone. Bisogna tenerne conto nella gestione delle coste e nelle politiche di adattamento al clima».
Dijkstra è legato anche all’Università di Trento, dove collabora col gruppo guidato dal professor Marco Toffolon, impegnato nello studio delle dinamiche idrologiche del Lago di Garda e dell’impatto del riscaldamento globale sulla qualità delle sue acque.
Lo stesso strumento impiegato per le misurazioni nei Paesi Bassi – il MicroCTD, dotato di sensori ad alta risoluzione per rilevare velocità, temperatura e conducibilità in acque basse – è stato utilizzato anche nel lago trentino.
Lo studio, dal titolo “Global increases of salt intrusion in estuaries under future environmental conditions”, pubblicato su Nature Communications, fornisce un contributo utile alla comprensione di un fenomeno destinato a incidere in misura crescente sulle aree costiere.
I risultati suggeriscono la necessità di tenere conto dell’intrusione salina nella pianificazione territoriale e nelle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, con particolare attenzione alla gestione sostenibile delle risorse idriche.
