
Appello al governo da scienziati e Premio Nobel: «Sostenere l’obiettivo Ue del -90% di emissioni al 2040»

«Noi, studiosi impegnati nella ricerca scientifica sui cambiamenti climatici, sulle politiche di mitigazione e adattamento e sui sistemi complessi come il clima, desideriamo esprimere la nostra preoccupazione per il futuro del Paese e per le persone e specie viventi che abitano il pianeta rivolgendo un appello ai rappresentanti politici». Si apre così una lettera aperta indirizzata alla premier Meloni e al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin. A firmarla sono 28 (finora) docenti universitari, scienziati e ricercatori tra cui il Premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi. E il punto centrale della missiva è che il governo italiano deve sostenere l’obiettivo Ue della riduzione del 90% di emissioni di gas serra entro il 2040.
Gli scienziati partono dal fatto che i dati più recenti «confermano la pericolosa realtà del surriscaldamento globale» e che l’Italia è tra i paesi minacciati da questa situazione: «Sta già sperimentando numerosi impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici, con proiezioni che indicano un aggravamento delle condizioni nei prossimi decenni: aumento delle ondate di calore, con impatti sulla salute pubblica, in particolare per le persone vulnerabili come anziani e bambini; riduzione delle precipitazioni nevose e ritiro dei ghiacciai; stress idrico crescente; incendi sempre più vasti e con comportamento estremo; innalzamento del livello del mare ed erosione costiera»
I firmatari della lettera indirizzata al governo italiano sottolineano che «la preoccupante realtà del surriscaldamento globale non può più essere negata»: «Per questo è necessario che tutti facciano la loro parte per ridurre le emissioni climalteranti, in particolare quei Paesi come l’Italia e l’Europa che hanno una chiarissima responsabilità storica».
L’iniziativa degli scienziati arriva pochi giorni dopo l’annuncio della Commissione europea, secondo cui l’Ue è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati per il 2030, e mentre ci si aspetta che le negoziazioni tra la Commissione europea e gli Stati membri sul nuovo obiettivo climatico intermedio sortiscano un risultato già nelle prossime settimane. E arriva anche in contemporanea con le raccomandazioni del Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (Esabcc) ai vertici comunitari sulle azioni da intraprendere nei prossimi anni per centrare gli obiettivi europei. Scrivono gli scienziati firmatari: «In questo contesto, accogliamo con favore la proposta dell’Esabcc che ha indicato come per l’Unione europea l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 90-95% nel 2040 (rispetto ai livelli del 1990) sia una tappa imprescindibile per raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica al 2050, obiettivo già incardinato nella Legge europea sul clima e comunicato nell’ambito della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici. Tale riduzione rappresenta un’opportunità per l’Europa, poiché comporta numerosi vantaggi: maggiore sicurezza energetica e riduzione della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili; miglioramento della salute pubblica e riduzione dei costi sanitari; stimolo all'innovazione tecnologica e creazione di posti di lavoro verdi; minimizzazione dei rischi ambientali e sociali».
Il raggiungimento di questo obiettivo intermedio al 2040, sottolineano ancora i firmatari della lettera-appello, sarebbe infine una scelta strategica per il presente e il futuro della nostra economia: «La chiarezza e la coerenza degli obiettivi climatici sono infatti fondamentali per orientare gli investimenti dell'industria e della finanza verso soluzioni sostenibili e innovative. Solo con una rotta ben definita e supportata da evidenze scientifiche, oltre che da solide motivazioni politiche strategiche, possiamo evitare di rallentare la transizione energetica e quindi mettere a rischio la competitività del nostro sistema produttivo, e nel contempo fare la nostra parte nella lotta al surriscaldamento globale».
Sottolinea Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr: «Ormai è chiaro a tutti: i cambiamenti climatici non sono una minaccia astratta, ma una realtà concreta fatta di ondate di calore letali, precipitazione più estreme e ghiacciai in rapido ritiro, sono una crisi che amplifica altre emergenze esistenti. La raccomandazione dei colleghi dell’Esabcc è chiarissima nel mostrare come l’obiettivo del 90% ha solide basi scientifiche ed è pienamente compatibile con altre urgenti priorità dell'Europa, in particolare in materia di sicurezza e competitività».
Spiega Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici all’Università di Parma: «Puntare a una riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040 non è solo una necessità ambientale, è un’opportunità strategica per l’Europa. Significa rafforzare la sicurezza energetica, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, migliorare la salute pubblica e creare occupazione nei settori più innovativi. Ma soprattutto, serve un segnale chiaro e coerente a imprese e investitori: senza una traiettoria climatica definita e basata sulla scienza, rischiamo di frenare la transizione e perdere competitività proprio mentre il mondo accelera».
