
Un’ampia maggioranza vuole un’ambiziosa tariffazione delle emissioni e girare i proventi ai Paesi poveri

«Documentiamo il sostegno della maggioranza alle politiche che comportano una ridistribuzione globale e la mitigazione del clima», spiegano gli autori dello studio. Il sondaggio è stato condotto su 40.680 intervistati in 20 Paesi. E i risultati mostrano un forte sostegno maggioritario per un prezzo globale del carbonio che finanzi trasferimenti in denaro di pari entità, chiamato Global Climate Scheme (GCS), verso i Paesi del sud del mondo. «Attraverso i nostri sondaggi su 8.000 intervistati negli Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, verifichiamo diverse ipotesi che potrebbero conciliare il forte sostegno dichiarato con la scarsa presenza di questo tema nei dibattiti pubblici». La conclusione? «Tre quarti degli europei e la metà degli americani sostengono il GCS, anche se ne comprendono il costo. Utilizzando diversi esperimenti, dimostriamo che il sostegno al GCS è sincero e che i programmi politici che lo includono sono preferiti a quelli che non lo includono. Documentiamo un ampio sostegno ad altre politiche redistributive globali, come un aumento degli aiuti esteri o una tassa sulla ricchezza che finanzi i Paesi a basso reddito. In sintesi, le politiche globali sono realmente sostenute dalle maggioranze, anche nei Paesi ricchi».
Tutto ciò si legge in uno studio di cui è coautore l'Istituto di Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico (Pik) e che è stato pubblicato sulla rinomata rivista Nature Human Behaviour. Anche se l'argomento sembra essere scivolato in fondo all'agenda politica, scrivono i ricercatori tedeschi, le misure globali per combattere il riscaldamento globale godono di un ampio sostegno pubblico in tutto il mondo. E lo studio analizza scientificamente l'accettazione delle politiche climatiche globali. Il team di ricerca si è basato su indagini condotte in tutto il mondo proprio a questo scopo. L’indagine dimostra che esiste un forte e genuino sostegno per la determinazione del prezzo del carbonio a livello internazionale, per il rimborso pro capite dei proventi e quindi per la ridistribuzione ai Paesi più poveri.
«Questo studio non riguarda i sentimenti attuali, ma gli atteggiamenti profondi», spiega il coautore dello studio Linus Mattauch, responsabile del gruppo di ricerca sulla transizione sociale e il benessere del Pik. «Per questo motivo abbiamo testato la solidità delle risposte al questionario con un'ampia varietà di metodi: in altre parole, abbiamo verificato la loro tenuta nel tempo. I risultati ci hanno piacevolmente sorpreso. I politici non dovrebbero avere troppa paura dei cittadini quando si tratta di portare avanti la protezione del clima globale».
I risultati incoraggianti si basano su due sondaggi rappresentativi scientificamente rigorosi condotti nel 2021 e nel 2023: il primo tra circa 41.000 persone in 20 Paesi che rappresentano quasi i tre quarti di tutte le emissioni di carbonio, e il secondo tra 8.000 persone negli Stati Uniti e nell'Ue. L'indagine su 20 Paesi mostra un sostegno alla politica climatica a livello globale che va dal 70% (Stati Uniti) al 94% (Giappone). Altrettanto elevato è il sostegno, in linea di principio, a un ambizioso sistema globale di determinazione dei prezzi del carbonio, in cui il budget rimanente per le emissioni globali (in linea con il limite di 2 gradi) sia suddiviso in base alla popolazione, con i Paesi che ricevono diritti di emissione che possono scambiare.
Un dato emerso dall'indagine Usa-Ue va ancora oltre: il questionario ha specificato una tempistica concreta per la determinazione dei prezzi, con 90 dollari per tonnellata di CO₂ nel 2030, e un rimborso pro capite di 30 dollari al mese per ogni adulto in tutto il mondo. Si tratterebbe di un sostanziale afflusso finanziario verso il Sud globale, dove le emissioni di carbonio pro capite sono relativamente basse e dove 30 dollari hanno un potere d'acquisto maggiore rispetto al ricco Nord globale. Pur sapendo che il proprio Paese subirebbe una perdita finanziaria in queste condizioni, tre quarti degli intervistati nell'Ue e più della metà negli Usa hanno espresso il loro sostegno a questa idea.
Per verificare se si trattava di convinzioni reali, il team di ricerca ha utilizzato il seguente esperimento: ha “nascosto” la proposta tra altre idee in modo che non fosse percepita come socialmente desiderabile e selezionata solo per questo motivo. Inoltre, ha collegato la risposta a un'“azione”, ovvero firmare una petizione fittizia al governo. Gli esperti hanno anche utilizzato l'analisi congiunta, comunemente impiegata nelle ricerche di mercato, in cui hanno scomposto il “prodotto” del questionario (cioè la tariffazione globale del carbonio con ridistribuzione) nelle sue caratteristiche costitutive e lo hanno confrontato con le alternative. Anche chiedere agli intervistati di classificare le varie misure e sondare i pro e i contro della proposta reale ha contribuito a verificare la serietà delle risposte.
Il punto di riferimento dello studio - la tariffazione globale del carbonio con ridistribuzione - è considerato, nella migliore delle ipotesi, un obiettivo a lungo termine. Infatti, gli unici piani concreti attualmente sul tavolo sono i “club del clima” che coinvolgono diversi Paesi, o gli accordi sul clima (“Just Energy Transition Partnerships”) tra Paesi industrializzati e singole nazioni del Sud globale. Indipendentemente dal modello specifico, tuttavia, l'accettazione da parte dell'opinione pubblica sarà una questione cruciale. Il team di ricerca è convinto che i cittadini del ricco Nord globale siano disposti a pagare per la protezione del clima nei Paesi più poveri.
«In questo contesto, ci si chiede perché la comunità internazionale non stia facendo progressi più rapidi», afferma Adrien Fabre del centro di ricerca francese Cired, autore principale dello studio. «Come nascano i malintesi e le percezioni errate nel discorso pubblico e quale ruolo svolgano i gruppi di interesse non è ancora chiaro. Forse i confini di ciò che è considerato realistico si stanno spostando. Il nostro lavoro potrebbe contribuire a questo».
