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Crescono i rifugiati per guerra e clima, nell’ultimo anno 45,8 mln di sfollati per disastri ambientali

L’Onu avverte: «I continui tagli agli aiuti umanitari rischiano di provocare ulteriori movimenti forzati, anche verso l'Europa e l'Italia»
 |  Crisi climatica e adattamento

L’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ha pubblicato oggi l’aggiornamento del rapporto annuale Global trends, che documenta come alla fine di aprile 2025 c'erano 122,1 milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case, rispetto ai 120 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso, il che rappresenta un decennio di aumenti annuali del numero di rifugiati e di altre persone in fuga. I principali fattori che determinano la fuga rimangono i grandi conflitti come quello in Sudan, Myanmar e Ucraina e la continua incapacità della politica di fermare i combattimenti.

Anche i disastri ambientali – dagli eventi meteo estremi ai terremoti – rientrano tra le principali criticità che portano alla migrazione dei rifugiati. «Oltre che a causa di conflitti e violenze, nel 2024 le persone sono state sfollate all’interno dei propri Paesi anche a causa di disastri, raggiungendo livelli record», si legge nel report. Nel corso dell’anno sono stati segnalati 45,8 milioni di sfollamenti interni dovuti a disastri, con 9,8 milioni di persone che risultavano ancora sfollate all’interno del proprio Paese alla fine del 2024. Poco più della metà di tutti gli sfollamenti legati a disastri (54%) è stata causata da cicloni, e tre quarti di tutti i nuovi sfollamenti dovuti a disastri si sono verificati in Paesi a basso e medio reddito (come Filippine, India, Ciad, Repubblica democratica del Congo, Myanmar, Sudan).

Tra le persone costrette alla fuga ci sono poi quelle sfollate all'interno del proprio Paese a causa di un conflitto, che sono cresciute bruscamente di 6,3 milioni fino a 73,5 milioni alla fine del 2024, e i rifugiati in fuga dai loro Paesi (42,7 milioni di persone). Con 14,3 milioni di rifugiati e sfollati interni, il Sudan rappresenta ora la maggiore crisi di sfollati e rifugiati al mondo, prendendo il posto della Siria (13,5 milioni), seguita da Afghanistan (10,3 milioni) e Ucraina (8,8 milioni).

Anche in questo caso il rapporto rileva che, contrariamente alla percezione diffusa nelle regioni più ricche, il 67% dei rifugiati rimane nei Paesi limitrofi e che i Paesi a basso e medio reddito ospitano il 73% dei rifugiati del mondo. 

«Viviamo in un periodo di intensa volatilità nelle relazioni internazionali, con la guerra moderna che crea un panorama fragile e straziante, segnato da un'acuta sofferenza umana. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per cercare la pace e trovare soluzioni durature per i rifugiati e le altre persone costrette a fuggire dalle loro case», spiega Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Eppure, mentre il numero di persone in fuga è quasi raddoppiato nell'ultimo decennio, i fondi per rispondere ai bisogni umanitari sono ora all'incirca allo stesso livello del 2015, in un contesto di tagli brutali e continui tagli aiuti umanitari. Da qui l’allerta dell’Agenzia Onu: «I continui tagli agli aiuti umanitari rischiano di provocare ulteriori movimenti forzati, anche verso l'Europa e l'Italia».

Nel merito, in Italia alla fine del 2024 c'erano circa 150.000 beneficiari di protezione internazionale, 207.000 richiedenti asilo e oltre 163.000 cittadini ucraini che beneficiavano di protezione temporanea, mentre il numero di apolidi è stimato intorno ai 3.000.

«Stiamo attraversando un periodo storico particolarmente complesso, in cui la diffusione dei conflitti mette a nudo la vulnerabilità umana, spesso soffocata da scetticismo e indifferenza – conclude Chiara Cardoletti, rappresentante dell'Unhcr per l'Italia, la Santa Sede e San Marino – In questo tempo il dolore degli altri può sembrarci distante, ma in realtà ci tocca da vicino. Viviamo in un mondo dove ciò che accade altrove ha conseguenze anche su di noi. Quando le emergenze umanitarie ricevono risposte inadeguate, le conseguenze non si limitano ad aumentare le sofferenze umane, ma generano anche una maggiore instabilità. Tagliare gli aiuti rischia di spingere più persone alla disperazione, innescando ulteriori fughe (anche verso l'Europa e l'Italia) e aggravando crisi che diventeranno ancora più difficili da affrontare in futuro. Si tratta di un circolo vizioso che dobbiamo urgentemente cercare di spezzare».

grafico unhcr 2024

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.