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Transizione ecologica e sfide sociali

Piano sociale per il clima, lettera congiunta di 11 organizzazioni: «Il governo rischia di perdere un’occasione»

Da Legambiente a Wwf, da Forum disuguaglianze e diversità a T&E, da Greenpeace a Caritas, tutte insieme denunciano l’assenza di un’analisi di impatto sociale del sistema Ets2 sui soggetti vulnerabili, nonché la mancanza di una strategia complessiva e di coerenza tra le misure proposte
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Piano sociale per il clima (Psc) rappresenta uno strumento fondamentale per affrontare, congiuntamente, la transizione ecologica e le sfide sociali, e da qualche settimana il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha avviato la terza fase della consultazione sulle misure e gli investimenti da finanziare in tale ambito. Ebbene, sono interessate alla procedura anche molte organizzazioni ambientaliste, sigle impegnate nel sociale, associazioni che operano nel campo della mobilità sostenibile, e il messaggio che lanciano in questa fase di consultazione è di segno negativo. Ribadiscono sì che il Psc è uno strumento fondamentale, in particolare alla luce dell’impatto che il nuovo sistema Ets2 avrà sui settori della mobilità e dell’edilizia, ma aggiungono che così com’è il Piano presenta lacune che rischiano di comprometterne l'efficacia e di minare il raggiungimento degli obiettivi climatici e sociali dichiarati.

Tutto ciò è stato messo anche nero su bianco da undici organizzazioni e reti. Forum Disuguaglianze e Diversità, Legambiente, WWF, Transport & Environment, Caritas Italiana, Clean Cities Campaign, CNCA, Greenpeace, Kyoto Club, MIRA Network e Nuove Ri-Generazioni, tutte insieme hanno presentato un documento congiunto con osservazioni puntuali e proposte di miglioramento alle misure contenute nel piano.

Le organizzazioni ribadiscono l’importanza del Psc per affrontare, insieme, la transizione ecologica e le sfide sociali, ma denunciano l’assenza di un’analisi di impatto sociale del sistema Ets2 sui soggetti vulnerabili, nonché la mancanza di una strategia complessiva e di coerenza tra le misure proposte. Queste lacune, scrivono, rischiano di compromettere l'efficacia del piano e di minare il raggiungimento degli obiettivi climatici e sociali dichiarati.

Le organizzazioni segnalano, inoltre, gravi mancanze nel processo partecipativo, avviato in tempi ristretti e senza che sia stata data la possibilità di un confronto strutturato e approfondito. La consultazione è stata infatti avviata con grave ritardo, a ridosso delle scadenze comunitarie e non è stata fornita un’adeguata cornice analitica, riducendo così l’efficacia del coinvolgimento della società civile. Queste carenze, lamentano le 11 sigle che hanno firmato la letterra, hanno prodotto una bozza di piano frammentaria, non all’altezza delle reali necessità e complessità sociali e territoriali che dovrebbe affrontare e che rischia di sprecare le opportunità offerte dal Fondo sociale per il clima, voluto dalla Ue.

Le proposte delle organizzazioni si sono concentrate, quindi, su alcune misure chiave nei settori dell’edilizia e dei trasporti.

In particolare viene richiesto il rafforzamento delle misure di riqualificazione energetica degli edifici anche attraverso un innalzamento degli obiettivi minimi di efficienza, coerentemente con le misure previste con gli obbiettivi della decarbonizzazione e una maggiore efficacia nella tutela delle fasce vulnerabili. Per le microimprese vulnerabili viene richiesta una revisione dei criteri di accesso, ritenuti imprecisi, e una maggiore efficacia nel perseguimento degli obbiettivi di decarbonizzazione mentre sul reddito energetico si richiede l’integrazione, tra le misure proposte, di sistemi di accumulo e l’estensione agli affittuari tra i destinatari dell’intervento. Un’altra importante misura su cui intervengono le organizzazioni è quella del Ted (il tutor per l’energia domestica che dovrebbe aiutare le famiglie vulnerabili a gestire l’impatto dei costi energetici) che sconta, nella formulazione attuale del Piano, di una impostazione eccessivamente tecnico-professionale, che andrebbe invece radicata nei territori di intervento, coinvolgendo le realtà istituzionali e sociali esistenti. Infine nel settore trasporti, viene richiesta una revisione dei bonus per veicoli nuovi e usati, con maggiore attenzione verso i vulnerabili e alle caratteristiche territoriali e un rafforzamento della misura per il trasporto integrato attraverso un migliore coordinamento e una pianificazione efficace.

Le organizzazioni auspicano quindi che la consultazione prosegua con un reale percorso di co-progettazione, volto a costruire politiche pubbliche strutturali e inclusive. Solo così, scrivono, sarà possibile garantire una transizione ecologica giusta, capace di ridurre le disuguaglianze e di proteggere le fasce più fragili della popolazione.

Redazione Greenreport

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