
Quando l’evento meteo diventa estremo. Ecco cosa sono davvero le ondate di calore

L’estate meteorologica è iniziata da quasi un mese, quella astronomica da pochi giorni e ci si trova di fronte a temperature decisamente elevate su tutto il territorio nazionale, con valori massimi sino a 39°C nella capitanata pugliese e nella Sardegna sud-orientale che, associati al palese comportamento irregolare delle precipitazioni (sia nello spazio, sia nel tempo), stanno già determinando notevoli criticità, sia relativamente all’ambiente fisico sia relativamente alle problematiche biometeorologiche.
Ci sono due tipi di approccio per definire un'ondata di calore, il primo di tipo epidemiologico, il secondo facendo riferimento alla climatologia classica. L'approccio epidemiologico si basa sugli effetti che temperature elevate (o percepite tali) hanno avuto in un certo luogo sulla salute umana.
Vengono quindi individuate delle soglie di temperatura percepita (effetto combinato di temperatura, umidità, vento) oltre le quali è stato registrato in precedenza un aumento dei casi di mortalità e/o morbilità. In questo caso, l'accezione di ondata di calore varia da Paese a Paese e non esiste quindi una definizione comune in quanto i climi sono diversi così come l'adattamento delle persone che vivono in particolari climi.
L’approccio climatologico, è nato recentemente, anche in seguito all'esigenza di uniformare a livello globale il concetto di "evento estremo" per poter confrontare i risultati emersi negli studi climatici relativi agli eventi meteorologici estremi nei diversi paesi.
È così che la Wmo ha definito l’ondata di calore. In Italia vige il principio che un’ondata di calore è definibile quando si verifica un periodo di 3-6 giorni consecutivi (ondata di calore di breve durata) o almeno 7 giorni consecutivi (ondata di calore di lunga durata) con temperatura media giornaliera superiore di almeno una deviazione standard, calcolata sull’attuale trentennio di riferimento 1991-2020 rispetto alla temperatura media giornaliera “normale”.
In soldoni mediamente, almeno in pianura, tale soglia è quantificabile in circa 32,5°C. Se non si verificano tali condizioni, allora non si può parlare di ondata di calore, per cui risulta elementare comprendere che la definizione corretta di tale avvenimento si può verificare solamente al termine di tale periodo. La previsione di ondata di calore rimane dunque previsione e mai certezza durante l’evento potenzialmente tale.
