
Zero termico a 5.400 metri e ghiacciai che hanno perso 50 km3 di acqua: «Le Alpi ci stanno avvisando»

Già a marzo un primo allarme era arrivato dall’Istituto di scienze polari del Cnr, che segnalava come i ghiacciai delle Dolomiti fossero vicini a un punto di non ritorno. Ora, una nuova conferma del pericolo scomparsa arriva dall’inventario glaciologico italiano sempre del Cnr e citato dal nuovo rapporto Italy for Climate. L’espressione a cui si ricorre è «collasso in atto» per i ghiacciai italiani, che oggi arrivano a 872 e sono perlopiù «frammentati e in gran parte di piccole dimensioni», con una «superficie complessiva scesa sotto i 360 km quadrati», tanto che «negli ultimi 70 anni si è perso oltre il 30% della superficie glaciale». E se, si legge «negli ultimi 20 anni i ghiacciai alpini italiani hanno perso 50 km cubi di acqua», Italy for Climate sottolinea che «i segnali più evidenti e inquietanti della crisi climatica arrivano dall’alto, dalle cime montane. È nei ghiacciai che si sciolgono silenziosamente che possiamo leggere il futuro del clima».
In queste settimane - ricorda Italy for Climate - il livello dello zero termico ha toccato un nuovo record sulle Alpi: 5.400 metri, ben al di sopra della vetta del Monte Bianco (4.808 metri). «Un dato senza precedenti: significa che nessun ghiacciaio alpino, nemmeno il più alto, è stato al riparo dalla fusione. È come se l’intera catena alpina fosse rimasta senza 'zona fredda'». I ghiacciai - viene spiegato - «ci parlano di decenni di squilibri accumulati: inverni sempre più secchi, estati sempre più lunghe e afose, e un bilancio energetico globale fuori controllo. Lo scenario che stiamo vivendo in quota è parte di un quadro allarmante; la crisi climatica non è più un rischio futuro ma drammaticamente contemporaneo che colpisce duramente un Paese già fragile come l’Italia, tra i più esposti d’Europa alla crisi idrica e alla perdita di ghiaccio».
La tendenza allo scioglimento dei ghiacciai - rileva Italy for Climate - è globale. Secondo il rapporto 2024 del Wmo - l'Organizzazione meteorologica mondiale - «nel solo 2023 i ghiacciai del Pianeta hanno perso una quantità d’acqua pari a cinque volte quella contenuta nel mar Morto. È la più grande perdita di ghiaccio mai registrata dal 1950».
In particolare, restringendo lo sguardo sul nostro Paese, «l’Italia ha visto ridursi del 20% la disponibilità d’acqua rispetto all’inizio del '900. I ghiacciai alpini svolgono un ruolo cruciale nel bilancio idrico del bacino del Po, che coinvolge 8 regioni e 20 milioni di abitanti. Ma le fusioni iniziano sempre prima, mentre gli inverni non garantiscono un adeguato rifornimento nevoso. Nel 2024 il Centro studi Cima foundation ha stimato una riduzione del 36% della riserva idrica nevosa nei principali bacini italiani rispetto alla media 2011-2022».
Il caso del crollo della Marmolada - il ghiacciaio più esteso delle Dolomiti - è diventato «il simbolo del collasso: ha perso il 70% della sua superficie e l’85% del volume dal 1905 a oggi. Solo nell’estate 2022 ha perso oltre 4 metri di spessore. Secondo l’Unesco la Marmolada potrebbe sparire del tutto entro il 2040».
Intanto, si tenta di rallentare la fusione con teli protettivi artificiali, ma è solo una misura temporanea. La vera risposta può essere solo una: tagliare drasticamente le emissioni climalteranti. A livello globale - prosegue il report - oltre il 68% dell'acqua dolce è contenuta nei ghiacci polari e nei ghiacciai montani. E proprio gli oceani - che hanno già assorbito il 90% del calore extra generato dal riscaldamento globale - sono ora sotto minaccia di un innalzamento del livello del mare senza precedenti. Abbiamo già superato per la prima volta la soglia di +1,5 °C rispetto all'epoca preindustriale. Se nei prossimi anni continueremo a stare sopra questo valore, potremmo avviare un processo irreversibile che porterà, nel giro di pochi secoli - o addirittura decenni - alla completa scomparsa del ghiaccio sulla Terra e all'innalzamento dei mari di decine di metri.
'«La scienza è chiara - dice Andrea Barbabella, responsabile scientifico di Italy for Climate - La progressiva scomparsa dei ghiacciai non è solo un problema paesaggistico o, al più, un possibile danno per l'industria turistica. È innanzitutto il segnale inequivocabile di un sistema climatico sempre fuori equilibrio, con conseguenze dirette sulla disponibilità d'acqua potabile, sulla produzione agricola e industriale, sulla produzione stessa di energia, sulla sicurezza delle aree montane e delle persone che vi abitano o le frequentano. Il ghiaccio che scompare ci dimostra che la crisi climatica non è più un problema che riguarda le generazioni del futuro, né una proiezione modellistica astratta. È già qui, misurabile, visibile, fotografabile. Eppure, nel dibattito pubblico continua ad aleggiare il falso mito secondo cui la transizione ecologica sarebbe una forzatura dettata dall'ideologia di burocrati europei o di lobby ambientaliste. Ma il ghiaccio non ha ideologie: si scioglie e basta. I dati parlano chiaro. La realtà fisica del pianeta ha modi e tempi che spesso sono in netto contrasto con una narrativa molto diffusa nel dibattito pubblico ma del tutto avulsa dalla realtà. Pensare di poter 'fare le cose con calma', rinviare, ridiscutere continuamente ogni passo in avanti verso la decarbonizzazione è un lusso che non possiamo più permetterci. I ghiacciai - che impiegano secoli e millenni per formarsi e pochi decenni per sparire - ci stanno avvisando».
