Brasile, esperti Onu esprimo «grave preoccupazione» per la nuova legge sulle licenze ambientali
Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani ha espresso «grave preoccupazione» per l'approvazione in Brasile di una legge che dovrebbe alleggerire parte delle procedure per la concessione di licenze ambientali, sottolineando che la norma rappresenta un «grave passo indietro» nella tutela dei diritti umani e dell'ambiente. Il provvedimento è stato approvato in prima lettura a maggio dal Senato e in seconda lettura dalla Camera nei giorni scorsi. Il testo è attualmente in attesa della promulgazione da parte del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, ma in un comunicato gli esperti, che già due mesi fa avevano sottolineato le gravi criticità insite nella proposta di legge, ora ribadiscono che il testo introduce «regressioni significative» nel sistema di licenze ambientali del Paese, mettendo a rischio i diritti alla vita, alla salute, a un tenore di vita adeguato e a un ambiente pulito, sano e sostenibile.
Tra le norme che verrebbero introdotte con la nuova legge vi sono la semplificazione dei procedimenti tramite autodichiarazioni da parte degli imprenditori, il rinnovo automatico delle licenze e l'esenzione per alcune attività ad alto impatto, come l'agricoltura industriale e le infrastrutture energetiche. «Tali cambiamenti rischiano di aggravare le crisi planetarie del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell'inquinamento tossico, oltre a minare i diritti all'informazione, alla partecipazione pubblica e all'accesso alla giustizia, in particolare per i gruppi e le comunità emarginate», hanno avvertito gli esperti.
In particolare, prosegue il comunicato diffuso dagli esperti Onu, le modifiche colpirebbero in modo sproporzionato i popoli indigeni e le comunità «quilombola» di discendenza africana, già fortemente colpite da danni ambientali e climatici, in violazione del principio di non discriminazione sancito dal diritto internazionale.
Gli scienziati riconoscono la necessità di rendere più efficiente il processo di autorizzazione ambientale, ma sottolineano che tale obiettivo non può essere perseguito a scapito di controlli efficaci, della responsabilità e della tutela dei diritti umani. Gli esperti hanno inoltre sottolineato che l'iniziativa legislativa contrasta con le più recenti opinioni consultive emesse dalla Corte interamericana dei diritti umani e dalla Corte internazionale di giustizia, che ribadiscono l'obbligo per gli Stati di adottare tutte le misure necessarie per affrontare l'emergenza climatica, regolando efficacemente settori chiave come i combustibili fossili, l'agricoltura e la deforestazione.
Tra l’altro, tra pochi mesi (a metà novembre) si terrà proprio in Brasile, a Belém, un importante appuntamento dedicato alla lotta alla crisi climatica e alla difesa della biodiversità, e il documento evidenzia che la promulgazione del provvedimento danneggerebbe la credibilità internazionale del Paese come sede della prossima Conferenza delle Nazioni Unite per il clima (Cop30. «In quanto leader climatico globale, il Brasile deve garantire che la propria legislazione sia coerente con gli impegni assunti a livello internazionale, incluso l'accordo di Parigi». Gli esperti hanno infine rivolto un appello al presidente brasiliano affinché eserciti il potere di veto sulle disposizioni del disegno di legge che contraddicono la Costituzione brasiliana e gli obblighi internazionali del Paese. «Proteggere l'ambiente - hanno concluso - è essenziale per tutelare i diritti e la dignità delle generazioni presenti e future».
Cosa farà Lula? La legge è stata approvata definitivamente con 267 voti a favore e 116 contrari, ma non tutti all’interno del governo sono favorevoli a imboccare questa strada. Al ministero dell'Ambiente prevale il giudizio negativo, mentre è favorevole il ministro di Energia e Agricoltura. Criticità sono state evidenziate in passato anche dall'Osservatorio per il clima, di cui fanno parte ricercatori e movimenti a difesa dell’ambiente, che definisce la legge il peggior «passo indietro» dai tempi della dittatura militare. All’opposto, il gruppo parlamentare per l'imprenditoria descrive la legge come un «progresso essenziale per lo sviluppo sostenibile del Paese».