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Ue e Cina insieme per il clima: un joint statement rilancia la cooperazione

Al di là delle pur rilevanti differenze, le due parti s’impegnano a portare avanti la transizione ecologica in 7 punti fondamentali
 |  Green economy

BEIJING. Il 2025 segna due anniversari importanti, ossia quello riguardante le relazioni diplomatiche tra Unione europea e Cina e quello dell’Accordo di Parigi 2015. In questa occasione speciale, quest’estate, le due parti hanno firmato uno joint statement sul clima, con l’obiettivo di consolidare la cooperazione climatica e preparare il terreno per soluzioni globali condivise.[1]

Si può ben comprendere che, nel contesto geopolitico attuale, questa dichiarazione comune rappresenta una chiara unità di intenti a livello strategico, orientata da un lato a sostenere il multilateralismo e dall’altro a rafforzare la governance globale del clima. Cina e Ue mostrano sia divergenze che convergenze nella loro cooperazione sul clima. Permangono divergenze in ambiti quali gli obiettivi e le responsabilità di riduzione delle emissioni, nonché il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (noto come Cbam) dell'Ue, che la Cina considera con molta cautela. Nondimeno, entrambe le parti condividono un forte consenso sullo sviluppo di nuove industrie energetiche e hanno stipulato accordi di alto livello, istituzionalizzando il dialogo per approfondire la collaborazione. Questa convivenza tra contesa e cooperazione riflette la complessità del partenariato Cina-Ue sul clima. 

Sostanzialmente, l’Ue e la Cina sottolineano insieme l’importanza della continuità e stabilità delle politiche come premessa essenziale per affrontare efficacemente la crisi climatica. In particolare, le parti accentrano il loro impegno comune attorno ai seguenti sette pilastri fondamentali:

  1. Entrambi le parti ribadiscono che Unfccc e Accordo di Parigi rimangono il pilastro dell’azione climatica globale e invitano tutti i Paesi ad attuare gli accordi con grande impegno, equità e soprattutto responsabilità.
  2. È stata riaffermata l’urgenza di tradurre gli impegni climatici in piani reali, cioè a dire passare dalle parole ai fatti attraverso politiche strutturate e misure operative che vanno trasformate in azioni concrete.
  3. Ue e Cina si pongono come obiettivo comune il supporto della Cop30 in Brasile, per raggiungere risultati ambiziosi, equi e inclusivi.
  4. I vertici europei e cinesi suggeriscono di accelerare l’espansione delle energie rinnovabili e l’accesso alla tecnologia verde, garantendone disponibilità, accessibilità e benefici per tutti, in particolare i Paesi in via di sviluppo.
  5. L’Ue e la Cina intendono potenziare l’adattamento ai cambiamenti climatici a tutti i livelli locale, regionale, e globale.
  6. Prima della Cop30, entrambe le parti presenteranno i loro nuovi contributi (Nationally determined contributions - Ndcs), coprendo tutti i settori economici e rimanendo in linea con il target di lungo termine dell’Accordo di Parigi.
  7. Le aree di collaborazione identificate sono concrete e operative vedi ad esempio: cooperazione bilaterale su transizione energetica, metano, mercati del carbonio e tecnologie low-carbon.

Nel corso dell’incontro, il presidente del Consiglio europeo António Costa ha avuto modo di sottolineare l’importanza non solo simbolica ma anche politica questo joint statement climatico, che deve essere interpretato come “un segnale forte in un mondo sempre più fragilizzato”, invitando la Cina a presentare un contributo nazionale audace entro l’inizio della Cop30.

L’agenzia di stampa Reuters sostiene che l’evento rappresenta non altro che un chiaro gesto politico volto a riaffermare un impegno condiviso, in un contesto internazionale di turbolenze e incertezze geopolitiche esistenti su commercio.[2]

Dunque, il vertice si è svolto sullo sfondo di rapporti internazionali tesi, con l’Unione Europea impegnata a trovare un equilibrio tra dialogo con Pechino e protezione dei propri interessi economici in settori chiave e sensibili come la circolazione delle merci, l’accesso ai mercati e le politiche industriali.[3]

La cosa interessante da notare è che questo joint statement sul clima emerge come un esempio molto positivo di diplomazia climatica, capace di mettere da parte – anche solo temporaneamente – le divergenze per perseguire scopi comuni di portata globale.[4]

Il joint statement UE-Cina sul clima del 24 luglio 2025, dunque, definisce una roadmap chiara che va dal rafforzamento delle politiche climatiche congiunte alla preparazione della COP30, fino all’implementazione concreta di tecnologie e piani climatici. Ai posteri l’ardua sentenza, poiché resta da vedere se questi intenti si trasformeranno in risultati reali. Ad ogni modo, il messaggio politico è indubitabilmente chiaro: Ue e Cina intendono cambiare passo nella lotta al cambiamento climatico.

[1] www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2025/07/24/joint-eu-china-press-statement-on-climate/

[2] www.reuters.com/sustainability/cop/eu-china-plan-joint-statement-climate-change-sources-say-2025-07-23/?.com

[3] www.consilium.europa.eu/en/meetings/international-summit/2025/07/24/?.com

[4] https://eccoclimate.org/eu-china-relations-geopolitical-challenges-and-opportunities-for-the-energy-transition/?.com

Giuseppe Poderati

Giuseppe Poderati è professore di Lingua e Cultura Italiana presso la Hubei University of Economics in Cina con focus su eco-linguismo. Laureato con lode in Giurisprudenza presso l’Università LUMSA, ha arricchito il suo percorso formativo partecipando a un programma di scambio internazionale presso la SUNY - State University of New York e il Center for Italian Studies. Giuseppe ha proseguito gli studi con corsi post-laurea in Business Internazionale, Politiche Pubbliche nell’Euro-Mediterraneo, ASEAN e Diritto Internazionale e Comparato, frequentando prestigiose istituzioni come il Graduate Institute di Ginevra e la National University of Singapore. Durante la sua carriera accademica, è stato visiting scholar presso il Max Planck Institute e l’Università di Palermo. Autore di numerosi articoli scientifici, Giuseppe ha completato un dottorato di ricerca in Diritto Ambientale presso la Wuhan University, consolidando il suo profilo di studioso internazionale e collaborando con altre università e organizzazioni.