La maggioranza Meloni approva la legge di Bilancio, senza fare i conti col clima
Ad appena un giorno di distanza dall’esercizio provvisorio, la maggioranza Meloni ha approvato definitivamente alla Camera – con voto di fiducia, 216 voti favorevoli, 126 contrari e 3 astenuti – la sua quarta legge di Bilancio, una manovra da circa 22 miliardi di euro riscritta da cima a fondo nell’ultima decina di giorni.
In un Paese con 13,5 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale (in crescita al 23,1% della popolazione, certifica l’Istat), con un sistema fiscale già regressivo nel suo complesso, in barba all’art 53 della Costituzione, la nuova legge di Bilancio continua a favorire i redditi più elevati: la manovra riduce di due punti percentuali l’aliquota Irpef prevista per lo scaglione di reddito tra 28mila e 50mila euro (portandola dal 35% al 33%), e introduce per i redditi sopra i 200mila euro una riduzione di 440 euro nelle detrazioni fiscali. Come spiega l’Istat, ordinando le famiglie in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità, emerge come oltre l’85% delle risorse siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito:sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo.
In compenso, la legge di Bilancio punta sull’austerità per incoraggiare futuribili aumenti di spesa in difesa e armamenti; il Governo prevede un deficit pubblico sotto al 3% del Pil puntando a uscire dalla procedura d’infrazione europea aperta nel 2024, mettendo in conto nuove spese militari per circa 12 miliardi di euro nel prossimo triennio.
In compenso le risorse per affrontare l’adattamento alla crisi climatica in corso, con eventi meteo estremi cresciuti del 526% nell’ultimo decennio, non ci sono. «Al Governo Meloni – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, snocciolando i dati – chiediamo di mettere la crisi climatica al centro della sua agenda politica, attivandosi per lo stanziamento delle risorse necessarie per attuare al più presto il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), che ad oggi resta purtroppo un piano sulla carta, che sono mancate anche nella legge di bilancio».
Per le tematiche ambientali e di transizione ecologica non c’è un disegno organico in legge di Bilancio, ma solo misure spot tra loro scoordinate. Si rinvia ad esempio per l’ennesima volta (al 1 gennaio 2027, per ora) la plastic tax, ovvero la norma istituita dalla ormai lontana legge di Bilancio 2020 applicando una tassa da 0,45 euro sui manufatti in plastica monouso (Macsi) per ogni chilo di plastica vergine (non riciclata dunque, e non bioplastica): «Continuare a posticipare una misura che avrebbe dovuto incentivare la riduzione dell’uso di plastica vergine e sostenere un mercato più responsabile rischia di sottrarre tempo prezioso alla transizione ecologica», commenta Claudia Salvestrini, direttrice generale del consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene Polieco.
Una piccola buona notizia arriva invece sul fronte degli allevamenti. In legge di Bilancio è infatti stato accolto l’emendamento n. 94.0.76 con cui viene istituito il Fondo per la transizione verso sistemi di allevamento senza gabbie. Una decisione che la coalizione italiana End the cage age (Etca) accoglie con moderata soddisfazione: «Si tratta del primo finanziamento pubblico in Italia dedicato esclusivamente alla transizione verso il cage-free del settore zootecnico, con lo stanziamento di 500.000 euro per il 2026 e 1 milione annuo a partire dal 2027. Sebbene le cifre iniziali fossero maggiormente adeguate allo scopo e indicative di una maggiore ambizione politica – 3 milioni per il 2026 e 5 milioni dal 2027 –, si tratta di un fondo necessario e innovativo, che gli attivisti ritengono debba essere significativamente aumentato nel corso degli anni, in modo da contribuire il più possibile alla graduale eliminazione delle gabbie negli allevamenti italiani. Attualmente, in Italia oltre 40 milioni di animali sono ancora confinati in gabbia ogni anno».