
In Medio Oriente abbiamo dichiarato guerra anche all'ambiente marino

Come c’era da aspettarsi, diverse autorevoli fonti di stampa degli Stati dei Paesi Arabi segnalano che molte petroliere sono state colpite nel Golfo di Oman e, allo stato attuale, presentano tutti gravi incendi a bordo. Le foto d’agenzia, in apparenza, sembrano mostrare enormi incendi sviluppatesi a bordo di tre navi commerciali che continuano da stanotte bruciano al largo delle coste dell’Oman.
I dati satellitari della Nasa e, più precisamente, del Fire Information for Resource Management System (il sistema di monitoraggio degli incendi messo a punto dalla Nasa che permette di monitorare, quasi in tempo reale, tutti gli incendi che si sviluppano sulla terra) mostrano tre distinte anomalie di incendio nelle acque al largo della costa dell'Oman, in prossimità allo Stretto di Hormuz.
Gli incendi sarebbero divampati su navi commerciali che si trovavano vicino allo Stretto di Hormuz, una delle principali arterie di trasporto marittimo per il Medio Oriente. Fonti locali riferiscono che le fiamme sono il risultato di attacchi diretti alle petroliere in transito e provenienti dal Golfo Persico.
Neanche il Mediterraneo è indenne alle nefaste ricadute della guerra, perché la Haifa Oil Refineries ha dichiarato che chiuderà i suoi impianti dopo che un missile iraniano ha colpito la sua centrale elettrica.
Il gruppo Bazan ha dichiarato ieri che tutte le strutture della sua raffineria di petrolio nella baia di Haifa sono state chiuse a seguito di un massiccio attacco missilistico iraniano, avvenuto la notte precedente e che ha anche causato la morte di tre persone presenti sul posto.
In una dichiarazione alla Borsa di Tel Aviv, Bazan ha affermato che "a causa dei danni alle strutture, la centrale elettrica è stata danneggiata in modo significativo e quindi tutte le strutture della raffineria e delle società sussidiarie sono state chiuse".
Delle negative conseguenze ambientali, per ora almeno, la Bazan non ha fatto trapelare nulla.
L’abbiamo temuto fin dal primo momento, abbiamo però sperato che la guerra potesse almeno evitare di estendere le sue tossiche ricadute sul mare e sugli ecosistemi marini e, in definitiva, sulle sue creature. Invano, purtroppo.
