Eco Wizard, ancora un’esplosione nella flotta ombra russa: è la sesta dall’inizio dell’anno
Cos’è accaduto a bordo della motonave Eco Wizard (IMO 9941568), classificata come Lpg Tanker (Liquefied petroleum gas), lunga 180 mt e larga 29, costruita nel 2024 e che naviga attualmente sotto bandiera delle Marshall Islands?
Veniamo ai recenti fatti di cronaca: due esplosioni si sono verificate sulla gasiera Eco Wizard nel porto russo di Ust-Luga, (regione di Leningrado) e, stando ad autorevoli fonti di stampa, l’unità in questione apparterrebbe alla cosiddetta flotta ombra della Russia. L’esplosione è stata registrata nel corso delle operazioni di carico e nessuna agenzia stampa è stata in grado di precisare il volume di prodotto imbarcato (ammoniaca) al momento dell’esplosione. Ricordiamo che l’ammoniaca allo stato gassoso è ritenute pericolosa per la salute e per l’ambiente.
The Insider, autorevole organo di stampa russo, e lo stesso ministero dei Trasporti russo, hanno riconosciuto (o meglio dovuto riconoscere) una "piccola perdita causata da un incidente avvenuto durante le operazioni di carico", rassicurando poi sul fatto che i ventitré membri dell'equipaggio sono stati tutti evacuati dall’unità senza che si siano registrati vittime o feriti gravi.
Ricordiamo che l'esplosione avvenuta il 6 luglio sulla Eco Wizard è il sesto incidente, a partire dall’inizio del 2025, che si registra su navi che vengono considerate appartenenti alla flotta ombra russa, che trasportano principalmente petrolio e suoi derivati e ciò in ragione del fatto di poter aggirare le sanzioni imposte alla Russia. Rimarchiamo, doverosamente, anche il fatto che il 27 giugno scorso si è verificata un'esplosione sulla petroliera Vilamoura - annunciata alla stampa con considerevole ritardo -, vicino alle coste della Libia; anche in questo caso la petroliera esplosa sembrerebbe appartenere alla flotta ombra russa e battente bandiera greca. La nave trasportava un milione di barili di petrolio e dopo aver annunciato la presa al rimorchio, le autorità greche non hanno diffuso altre notizie in relazione al porto rifugio ove accogliere la nave danneggiate né, tanto meno, notizie riguardanti il destino del carico inquinante che, molto verosimilmente, potrebbe essere fuoriuscito dalle falle causate dalle esplosioni.
La questione delle esplosioni su navi considerate “sospette” apre scenari seicenteschi che richiamano la “guerra di corsa” con l’aggravante che questa volta, oltre che alle economie degli Stati belligeranti a rimetterci sarebbero (sono!) principalmente gli ecosistemi marini colpiti.
Tutta l’area mediterranea è oramai esposta a rischi ambientali che esulano dai tradizionali rischi legati ai sinistri marittimi veri e propri; allo stato attuale i rischi maggiori sembrano ricondursi ad azioni belliche, di una guerra non dichiarata ma combattuta nei mari che bagnano Unione Europea e Russia, senza esclusione di colpi.
L’unica risposta adeguata a questo continuo sviluppo di attentati alle navi petroliere sarebbe, a nostro avviso, legata ad incrementare mezzi e risorse d’intervento (marine pollution combating) in caso di reale inquinamento da petrolio; alle maree nere cui eravamo abituati nel secolo scorso, causate da errori umani o carenze tecniche ora, invece, sono frutto di opere di sabotaggio non dichiarate ma realisticamente possibili.