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Sin e porti hub per l'eolico offshore: a che punto stiamo con le bonifiche delle aree interessate?

Il Governo ha scelto gli scali di Augusta e Taranto per dare gambe allo sviluppo degli impianti rinnovabili, ma entrambi attendono bonifiche dal 1998
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Sappiamo con certezza che per far decollare l’eolico offshore in Italia come anche in altre parti del mondo, occorre poter disporre di piattaforme portuali attrezzate a poter prima assemblare e, poi, montare ogni singolo aerogeneratore che successivamente verrà posizionati in mare, negli specchi acquei individuati e ritenuti idonei alla realizzazione dei cosiddetti parchi eolici offshore.

Appena qualche giorno fa avevamo salutato con grande e corale soddisfazione di tutti, media e settori produttivi interessati allo sviluppo dei sistemi di produzione energetica da fonte rinnovabili, i due porti  di Taranto e Augusta in quanto presentano tutti i requisiti richiesti dal bando ministeriale che ha raccolto le manifestazioni d’interesse provenienti dalle Autorità di sistema portuale, le quali hanno ritenuto aderire alla manifestazione in parola e che ritenevano di possedere i requisiti previsti: in maniera schematica, tali requisiti li possiamo riassumere principalmente nel possesso delle superfici  portuali e/o ubicate nelle immediate vicinanze delle banchine e nei tiranti d’acqua (pescaggi) necessari a poter fare accostare le unità navali specializzate e che poi dovranno caricare e/o rimorchiare gli aerogeneratori dopo essere stati assemblati e pronti ad essere messi in opera.

La scelta fatta dai competenti Dicasteri è ricaduta sui due porti soprarichiamati perché in possesso delle caratteristiche strutturali che dicevamo, senza dimenticare che Augusta e Taranto sono collocati entrambi in posizione assai favorevole per la realizzazione dei parchi eolici - in corso d’istruttoria - fino ad ottenere l’indispensabile autorizzazione unica prima dell’installazione vera e propria del parco.

La scelta ha goduto anche di una copertura economica significativa da parte del Mef (si è parlato di 78,3 milioni di euro), ma non ci si è posti una domanda assai pertinente e di grande rilievo: visto che entrambi i porti individuati e selezionati ricadono in aree Sin (sito di interesse nazionale per le bonifiche), è lecito chiedere a che punto sono le relative bonifiche delle aree, a mare e a terra, che riguardano l’adeguamento di significative aree di quei porti che dovranno essere attrezzate e diventare hub per gli offshore in Italia. 

Crediamo e auspichiamo che la bonifica venga completata prima ancora che i due porti in questione possano essere definitivamente trasformati in hub. Non si spiegherebbe, altrimenti, il motivo di trasformare estese aree portuali in siti che sappiamo, da decenni, da bonificare (Sin Augusta e Taranto, legge 9 dicembre 1998, n. 426).

Una domanda che attende risposte concrete e in tempi brevi, a pena di penalizzare (ulteriormente), rallentandolo l’atteso decollo dell'eolici offshore.

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).