Nel Brasile della Cop30 la compagnia petrolifera Petrobras potrà effettuare trivellazioni al largo dell’Amazzonia
Tra meno di un mese il Brasile ospiterà la Cop30, un appuntamento fondamentale per le decisioni che dovranno essere assunte a livello internazionale in merito alle politiche di contrasto della crisi climatica e alla tutela dell’ambiente. Ebbene, proprio dal Brasile arriva ora una notizia che ha tutte le caratteristiche del paradosso, se non dello sfregio, in più di un senso.
La compagnia petrolifera statale brasiliana Petrobras ha ottenuto la licenza per effettuare trivellazioni esplorative in mare aperto al largo dell’Amazzonia, nonostante le preoccupazioni ambientali relative al progetto. L’approvazione del piano presentato consentirà a Petrobras di effettuare trivellazioni in un blocco situato ad Amapá, a 500 km dalla foce del Rio delle Amazzoni, sul margine equatoriale brasiliano. La compagnia sostiene di aver dimostrato al governo di disporre di solide strutture di protezione ambientale. Tuttavia, molti ambientalisti hanno espresso preoccupazioni riguardo al progetto, temendo che eventuali fuoriuscite di petrolio potrebbero raggiungere, attraverso le correnti marine, l’Amazzonia.
A dare via libera è stato l’Istituto brasiliano delle risorse naturali rinnovabili e ambientali (Ibama), che negli ultimi cinque anni aveva più volte respinto le richieste di autorizzazione alle esplorazioni. Ora sembra che gli ultimi test di simulazione di emergenze ambientali effettuati da Petrobras abbiano soddisfatto i requisiti richiesti e dunque è stata data la licenza per procedere. Una decisione che viene difesa e anzi anche commentata con parole entusiaste daI ministro dell’Energia, Alexandre Silveira, che ha dichiarato: «Il Margine equatoriale rappresenta il futuro della nostra sovranità energetica: il Brasile non può rinunciare a conoscere il proprio potenziale. Abbiamo portato avanti una difesa ferma e tecnica per garantire che lo sfruttamento venga effettuato con totale responsabilità ambientale, secondo i più alti standard internazionali, e con benefici concreti per le brasiliane e i brasiliani». Secondo le stime, i giacimenti del Margine equatoriale potrebbero contenere fino a 5,6 miliardi di barili, pari a un aumento del 37% delle riserve nazionali attuali.
Sono però meno facili agli entusiasmi e di tutt’altro avviso rispetto all’opportunità dell’impresa numerose associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente, brasiliane e non. Come riporta l’agenzia Reuters, Observatorio do Clima, una rete brasiliana di organizzazioni ambientaliste, ha dichiarato in un comunicato che la licenza costituisce un «sabotaggio» al vertice mondiale sul clima Cop30, che il Brasile ospiterà il mese prossimo nella città amazzonica di Belém. La rete ha definito la decisione «disastrosa» e ha affermato che i movimenti sociali ricorreranno in tribunale «per denunciare le illegalità e le carenze tecniche nel processo di concessione delle licenze, che potrebbero rendere la licenza nulla e non valida».
Spiega sempre l’agenzia che nell’ambito della sua offerta per effettuare trivellazioni in una regione ecologicamente sensibile, Petrobras ha condotto un test di risposta alle emergenze nel mese di agosto per valutare il proprio grado di preparazione, e che il mese scorso alcuni documenti hanno dimostrato che Petrobras aveva fallito una parte del test. Le è stato allora chiesto di presentare nuovamente il suo piano di salvataggio degli animali e, nella dichiarazione presentata ora, Petrobras ha affermato di aver soddisfatto i requisiti stabiliti dall’Ibama, «rispettando pienamente il processo di concessione delle licenze ambientali».
Bisognerà vedere come andrà il ricorso in tribunale presentato dalle associazioni ambientaliste, ma stando a quanto dichiarato dalla compagnia petrolifera i tempi della giustizia potrebbero essere troppo lenti per fermare le operazioni: Petrobras, appena ottenuta la licenza, ha fatto sapere che comincerà le esplorazioni immediatamente e andrà avanti per cinque mesi.