Contro gli ecoreati rafforzare le sanzioni penali è inutile, se non si arriva neanche a fine processo
Greenreport inaugura un ciclo di interviste a magistrati impegnati nella lotta contro i crimini ambientali, membri delle istituzioni e industriali operanti nel campo dell’ingegneria ambientale. Il nostro primo ospite è Luca Ramacci, magistrato, presidente della Terza sezione penale della Cassazione, specializzata in materia ambientale e urbanistica. Una lunga carriera costellata di successi e incarichi prestigiosi, autore di numerosi articoli su riviste nazionali ed internazionali, relatore in convegni nazionali ed internazionali, Ramacci è stato consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e ha fatto parte della Commissione di esperti per la riforma del “Testo unico ambientale” e altre commissioni ministeriali.

Intervista
Dottor Ramacci, grazie per aver accettato la nostra richiesta di intervista. Siamo a dieci anni dall’entrata in vigore dalla legge sugli Ecoreati, approvata nel 2015: qual è il suo bilancio?
«Direi che il bilancio è sicuramente positivo in quanto, come ho avuto modo di dire altre volte, l’entrata in vigore della legge su ecoreati ha determinato una svolta significativa per la tutela dell'ambiente.
Si tratta sicuramente di norme che andavano scritte un po' meglio, e che hanno creato qualche problema di interpretazione, ma questo era inevitabile.
Il problema è che, purtroppo, questo tipo di reati e la tutela dell'ambiente in generale non ricevono l’attenzione che meritano e ciò nonostante la modifica della Costituzione che ha posto in evidenza l'importanza dell'ambiente, anche con riferimento alle future generazioni, si assiste a una progressiva riduzione dei processi che riguardano questo tipo di reati.
Inoltre, si ha l’impressione che in alcune parti d'Italia le violazioni della normativa ambientale non esistano, e non credo che questo dipenda dal fatto che in certi luoghi vi è maggiore attenzione alla tutela dell’ambiente da parte dei cittadini e di chi li amministra. Semplicemente sembra che questi reati siano sostanzialmente ignorati ed è auspicabile che questa situazione cambi in futuro».
Da poco è stato approvato il nuovo decreto legge Terra dei fuochi. In molti lamentano misure eccessivamente dure contro cittadini e imprese, nonostante le positive modifiche arrivate durante l’iter parlamentare: lei cosa ne pensa?
«Sul cosiddetto decreto Terra di fuochi, secondo me è un po' difficile parlarne in questo momento in quanto si tratta di disposizioni recentissime, essendo stato il decreto convertito in legge pochi giorni fa.
Si tratta di disposizioni che sono state già criticate per i loro contenuti, ma occorre verificarne la tenuta nell’applicazione pratica. Il problema, però, secondo me è un altro.
È del tutto inutile prevedere sanzioni penali anche di una certa consistenza quando poi non si riesce ad arrivare alla fine del processo a causa di un codice di procedura penale che, nonostante o a causa delle numerose modifiche, presenta notevoli criticità.
Inoltre, è difficile capire quale logica sia stata seguita nel predisporre sanzioni così gravi per le violazioni della disciplina dei rifiuti, mentre con il cosiddetto “decreto Salva casa”, ad esempio, si è cercato di limitare ulteriormente la repressione degli illeciti urbanistici, che costituiscono la più frequente e visibile aggressione del territorio che sta letteralmente devastando l’Italia. Ma si parla anche di modifiche alla disciplina della caccia e di altri interventi normativi sicuramente peggiorativi per la tutela dell’ambiente».
Legambiente nei suoi Rapporti Ecomafia continua a denunciare un aumento dei reati ambientali. La repressione non basta: quali modifiche legislative potrebbero servire, e a che punto è l’attesa riforma del “Testo unico ambientale”?
«Legambiente da anni fa un'opera meritoria richiamando l'attenzione sulle violazioni ambientali con il rapporto ecomafia che ormai costituisce un appuntamento importantissimo. Il problema, come dicevo prima, è dato dal fatto che ad un eventuale aumento delle denunce per reati ambientali non corrisponde poi un'effettiva repressione di condotte spesso molto gravi. Per quanto riguarda le leggi di tutela ambientale noi dobbiamo conformarci alle direttive comunitarie e abbiamo, tutto sommato, una legislazione ambientale che, almeno sulla carta, potrebbe risultare molto efficace.
Secondo me ciò che manca è una maggiore attenzione alle problematiche ambientali e una effettiva sensibilizzazione dei cittadini, specie di quelli più giovani. Troppo spesso l’integrità dell’ambiente viene considerata sacrificabile, ritenendo maggiormente rilevante, ad esempio, l’attività di impresa e lo sviluppo economico, considerando le disposizioni che impongono regole finalizzate a salvaguardare l’ambiente come fastidiosi ostacoli di natura burocratica. Sarebbe invece necessario, per il bene di tutti, raggiungere un adeguato equilibrio».