Skip to main content

Wwf: «Gravi carenze, il Governo italiano dimostri serietà»

Rinnovabili al 39,4% ed emissioni a -49% nel 2030, il Pniec dell'Italia resta indietro rispetto all'Ue

Bellisai (Ecco): «La transizione va a velocità differenti nei vari Paesi dell’Unione e in Italia permangono significativi ritardi nei settori trasporti e residenziale»
 |  Nuove energie

La valutazione arrivata oggi dalla Commissione europea in merito ai Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec) approvati dai vari Stati membri mostra che, nonostante tutto, gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 sono alla portata del Vecchio continente.

Per quanto riguarda il calo delle emissioni, il target prevede una riduzione di almeno il 55% a livello Ue rispetto al 1990, e gli impegni già inseriti nei Pniec si fermano a un soffio, ovvero a -54%; allo stesso tempo, la diffusione già pianificata delle fonti rinnovabili porterebbe l’Ue a coprire il 41% del consumo finale lordo di energia al 2030 (oggi siamo attorno al 20%) a fronte di un obiettivo minimo pari a 42,5% (ma una valutazione più ottimistica delle proiezioni inserite nei Pniec porta il dato al 42,6%).

In questo quadro l’Italia resta però tra i Paesi col freno a mano tirato. In base al Pniec approvato dal Governo Meloni, la Commissione Ue informa che «l'Italia prevede di ridurre le emissioni totali di gas serra (incluse le attività Lulucf ed escluso il trasporto aereo internazionale) del 49% nel 2030 e del 60% nel 2040 rispetto al 1990», approfondendo così i ritardi che ci separano dal resto dell’Europa: se a livello continentale le emissioni sono calate del 37% nel periodo 1990-2023 (mentre il Pil è cresciuto del 68%), nello stesso arco temporale il Bel Paese si è fermato a -26,4%.

Non va meglio sul fronte delle fonti rinnovabili. La Commissione Ue evidenzia che il Pniec italiano «punta a un contributo delle energie rinnovabili al consumo finale lordo di energia del 39,4% entro il 2030, leggermente inferiore all'obiettivo proposto del 40,5%», mentre l’obiettivo minimo a livello continentale è 42,5%.

«La valutazione della Commissione sui Piani nazionali energia e clima mostra che l’Europa può raggiungere gli obiettivi climatici, a patto che gli Stati membri non tornino indietro sulle politiche annunciate – commenta Francesca Bellisai, analista Politiche Ue e Governance del think tank Ecco – La transizione va a velocità differenti nei vari Paesi dell’Unione e in Italia permangono significativi ritardi nei settori trasporti e residenziale. A questo si affianca una governance fragile, in assenza di una Legge clima che possa declinare il piano nelle dimensioni particolari. Bruxelles evidenzia che l’Italia dovrà investire nel potenziamento della rete elettrica e in strumenti normativi che possano assicurare una giusta transizione».

Entrando nel dettaglio del nostro Paese, per quanto riguarda il rispetto dell’Effort sharing – regolamento che copre il 60% delle emissioni Ue – permane un divario rispetto agli obiettivi: per l’Italia si evidenzia un obiettivo dichiarato del 3,1% inferiore a quello deciso a livello Ue, senza dimenticare che all’interno di Effort sharing è compreso il settore dei trasporti, dove le emissioni italiane continuano a crescere (+6,7% dal 1990 al 2023), e il settore civile, dove al di là di riduzioni congiunturali ascrivibili all’aumento delle temperature e alla crisi gas, le emissioni dal 2015 al 2021 sono rimaste pressoché invariate.

La Commissione evidenzia ulteriori divari a livello Ue per le rinnovabili: per quanto riguarda la situazione italiana, dove negli ultimi anni è aumentata considerevolmente la capacità rinnovabile installata, +13,2 GW sommando il 2023 e il 2024, il pur timido obiettivo Pniec di +70GW tra il 2023 e il 2030 mostra quanto l’impegno richiesto debba essere sostenuto nel tempo in modo costante (mentre nel primo quadrimestre 2025 le installazioni di nuovi impianti stanno rallentando ulteriormente). La valutazione a livello europeo menziona inoltre specificamente l’Italia per sottolineare come sia uno dei Paesi che dovrebbe investire di più nell’ottimizzare le infrastrutture di rete e aumentare le interconnessioni transfrontaliere.

Ancora: la Commissione ha acceso un faro anche sui sussidi ai combustibili fossili. Nonostante un tentativo nazionale di catalogazione di alcuni sussidi nel Pniec, a fronte di 24,2 miliardi all’anno di Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) stimati dal ministero dell’Ambiente, il Pniec si limita a elencare una serie di Sad “inefficienti” per un totale inferiore a 2 miliardi di euro, senza delineare una metodologia di identificazione sistematica dei rimanenti e dell’impatto socioeconomico di una loro possibile eliminazione, né un percorso di medio e lungo termine per riformarli.

Rispetto infine alla giusta transizione, dalla valutazione della Commissione Ue per l’Italia emerge la carenza di indicatori chiave per la preparazione dei Piani sociali per il clima, che dovranno essere consegnati a giugno 2025.

Non a caso il Wwf Italia parla di «gravi carenze rispetto agli obiettivi climatici europei e alle raccomandazioni già formulate nel 2023. Si conferma che l’Italia si mostra inadempiente, recependo solo parzialmente le indicazioni di Bruxelles e mancando l’occasione di colmare davvero le profonde lacune già emerse nella versione preliminare del piano. L’Italia deve garantire una piena e tempestiva attuazione delle misure necessarie per raggiungere i propri obiettivi energetici e climatici, garantendo il raggiungimento degli obiettivi del Pniec con misure adeguate. I rilievi arrivati da Bruxelles, del resto, rispecchiano le critiche avanzate da più parti, tra cui il Wwf; chiediamo che il Governo italiano dimostri serietà e coerenza nell’affrontare la crisi climatica, abbandonando ogni ambiguità e adottando misure concrete, efficaci e allineate agli impegni europei. Il Wwf insieme ad A Sud e al Can-Europe ha già presentato alla Commissione europea un formal complaint per ottenere che le inadempienze del Pniec siano valutate in maniera formale e puntuale. In un momento storico in cui la crisi climatica impone scelte rapide, ambiziose e trasparenti, il Pniec italiano continua a tradire le aspettative europee e dei cittadini. Le raccomandazioni della Commissione europea non possono più essere ignorate o recepite in modo frammentario: servono una chiara assunzione di responsabilità politica un radicale cambio di passo».

Pniec impegni clima Italia Ue

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.