La bufala di Trump per cui le rinnovabili aumentano il costo delle bollette, mentre le vieta
Col suo ormai consueto lessico sconclusionato, il presidente Usa Donald Trump ha sostenuto sul suo social Truth che “qualsiasi Stato che ha costruito e fatto affidamento su mulini a vento (impianti eolici, ndr) e impianti solari per l’energia sta registrando aumenti record nei costi dell’elettricità e dell’energia”, aggiungendo un perentorio “non approveremo l’eolico o il solare che distrugge le aziende agricole”. Passando dalle parole ai fatti, Trump ha ordinato l'interruzione dei lavori di un progetto eolico offshore da 4 miliardi di dollari già completato all’80%: Revolution Wind, con conseguente crollo in Borsa della multinazionale danese Ørsted.
Proprio mentre l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) documenta come le rinnovabili stiano diventando – già quest’anno o il prossimo – le prime fonti di elettricità a livello globale, vista la loro convenienza, e mentre Trump ha convinto l’Ue a impegnarsi in un acquisto da 750 miliardi di dollari entro il 2028 in combustibili fossili e nucleari statunitensi, è la principale associazione ambientalista Usa – Sierra Club – a spiegare come la dichiarazione di The Donald sia palesemente falsa.
Gli Stati coi maggiori incrementi nella produzione di energia eolica e solare dal 2010 – tra cui Iowa, New Mexico, Kansas e Oklahoma – hanno visto le tariffe elettriche aumentare più lentamente dell'inflazione, mentre in Texas l'energia eolica e solare fa risparmiare ai texani 20 milioni di dollari al giorno. Eppure spesso si sente dire che l’aumento delle energie rinnovabili, come solare ed eolico, siano la causa dei prezzi elevati dell’elettricità in California, uno Stato dove la penetrazione delle fonti rinnovabili è molto alto: come mai?
Come spiega il ricercatore Luigi Moccia, i dati smentiscono il legame diretto tra rinnovabili e bollette care. La California ha prezzi alti per fattori locali come la vulnerabilità agli incendi, aggravati dal cambiamento climatico, che «ha imposto investimenti massicci in prevenzione, come l’interramento delle linee elettriche. A ciò si aggiungono i costi di gestione di vecchie centrali nucleari (es. Diablo Canyon) e incidenti legati all’infrastruttura a gas fossile (es. San Bruno). Questi elementi, non l’adozione di sole e vento, spiegano l’aumento delle tariffe, come documentato da Jacobson et al. (2025) in un recente studio. Al contrario delle rinnovabili, la dipendenza dal gas fossile mostra una chiara correlazione con gli aumenti di prezzo».
E non solo il gas. La recente decisione dell'amministrazione Trump di emettere ordinanze di emergenza per prolungare la vita utile delle vecchie centrali a carbone – subito copiata anche dal Governo Meloni, che ha rimandato la chiusura delle centrali nostrane dal 2025 al 2038 – rappresenterà un onere finanziario per gli americani pari fino a 5,9 miliardi di dollari l’anno, calcolando i sussidi in tariffa che riceverebbero quelle centrali a bassa competitività per restare attive e produrre come riserva in base alle necessità di stabilizzare la rete elettrica.
«I prezzi dell'energia stanno aumentando a causa delle politiche a favore dei combustibili fossili di questa amministrazione e Donald Trump non vuole assumersi le proprie responsabilità. La sua affermazione è completamente, palesemente falsa ed estremamente facile da confutare – argomenta il dirigente di Sierra Club Holly Bender – Nonostante tutti gli sforzi compiuti dalla sua amministrazione per rallentare il boom delle energie rinnovabili, queste ultime rimangono la forma di energia più economica. Invece di investire in energia pulita e ridurre i costi mensili per le famiglie, Donald Trump sta potenziando costose e letali centrali a carbone. Può distogliere lo sguardo quanto vuole, ma quando gli americani vedranno bollette energetiche più salate mentre le aziende di combustibili fossili incassano maggiori profitti, la verità sarà chiara».