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Da gennaio in Toscana partirà il Reddito di reinserimento lavorativo: 500 euro per massimo 9 mesi

La misura beneficerà fino a 11mila disoccupati con Isee entro 15mila euro, a fronte di un finanziamento pari a 23 milioni di euro
 |  Toscana

Cosa significa essere poveri oggi? Non poter riscaldare l’abitazione, non mangiare carne o pesce o non poter far fronte a una spesa imprevista di almeno 800 euro. In questa condizione in Toscana sono 57mila famiglie (il 3,5% della popolazione) e a dirlo è l’ottavo rapporto su “Povertà e inclusione sociale in Toscana” presentato nel febbraio di quest’anno, quando la Regione lanciava l’allarme per l’addio al Reddito di cittadinanza imposto dal Governo Meloni, sostituito dall’Assegno di inclusione con un dimezzamento dei beneficiari.

Per porre almeno parzialmente rimedio, la Toscana ha deciso di varare «in via sperimentale» il nuovo Reddito regionale di reinserimento lavorativo, che sarà operativo da gennaio: «Una misura di politica attiva e inclusione sociale che sostiene il reddito dei lavoratori disoccupati favorendo il passaggio da un posto di lavoro che non c’è più a una nuova e buona occupazione», spiegano il presidente Eugenio Giani e il neo assessore al lavoro Alberto Lenzi, che hanno presentato stamani la misura a Palazzo Strozzi Sacrati.

Il Reddito di reinserimento è finanziato con circa 23 milioni di euro (euro 22.994.642,20) che la Toscana stanzia impegnando risorse proprie nell’annualità 2026 del bilancio finanziario gestionale 2025-2027. Sarà gestito operativamente da Arti, l’Agenzia regionale Toscana per l’impiego, assicurando l’omogeneità applicativa, la gestione delle domande, l’istruttoria e i pagamenti, il raccordo con i servizi sociali di ambito e la rendicontazione delle risorse. Irpet stima che il Reddito possa raggiungere una platea potenziale di oltre 11.000 persone; non può essere cumulato e non si può sommare ad altre misure nazionali come, ad esempio, l’assegno di inclusione.

«La Toscana si fa ancora protagonista sul fronte delle politiche del lavoro con un nuovo intervento che la pone come punto di riferimento nella costruzione di un moderno welfare italiano – argomenta il presidente Giani – Stiamo parlando non solo di un sostegno economico minimo per il periodo di ricerca di una nuova occupazione, che non ha nulla a che fare con l’assistenzialismo, ma di uno strumento che favorisce percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro per reinserire persone in condizioni di particolare vulnerabilità sociale ed economica. Grazie ai report periodici del Settore Lavoro, ogni tre mesi osserveremo l’andamento della misura e valuteremo cambiamenti e aggiustamenti che si renderanno opportuni».

L’importo dell’assegno sarà pari a 500 euro mensili, per una durata massima di 9 mesi. Previsto uno stretto meccanismo di condizionalità che subordina l’erogazione della misura all’impegno del beneficiario nella ricerca attiva di occupazione e alla partecipazione a percorsi di politica attiva concordati con i Centri per l’impiego e la sottoscrizione presso gli stessi del Patto di servizio personalizzato, ovvero l’accordo tra centri e beneficiario che definisce obiettivi e risultati attesi, sostegni e servizi necessari, impegni specifici e tempi di realizzazione.

«Dentro un quadro che mescola crisi e trasformazioni, proviamo a dare una risposta alla sfida di un mercato del lavoro, in cui le persone possono ritrovarsi a dover attraversare diverse posizioni lavorative durante la propria carriera», sottolinea Lenzi, insistendo sulla necessità di «offrire a chi perde il lavoro una protezione e allo stesso tempo la possibilità di aggiornare ed evolvere le proprie competenze per rafforzare la propria occupabilità. Il Reddito di reinserimento va in questa direzione e si configura come un sussidio di secondo livello, assimilabile alle migliori pratiche europee già adottate in paesi come Francia, Austria, Svezia, Finlandia, Grecia e Portogallo».

Redazione Greenreport

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