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Per l’Agenzia europea dell’ambiente raddoppieranno al 2050 e triplicheranno al 2100

Crescono i costi della crisi climatica, in Italia danni per 183 miliardi di euro da eventi estremi

Le perdite dovute a eventi climatici sono state le più elevate in Germania, Italia, Francia e Spagna
 |  Crisi climatica e adattamento

Mentre in Europa imperversa un’ondata di calore per la quale si stimano fino a 4.500 morti nell’arco di appena 4 giorni, l’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) ha appena pubblicato una nuova analisi sui costi da eventi meteo estremi – resi più intensi e probabili dalla crisi climatica in corso – per il periodo 1980-2023, dalla quale il nostro Paese emerge come uno dei più sofferenti.

Si parla di danni da 38 miliardi di euro in 38 Paesi dell’area europea solo nell’ultimo anno preso in esame, con le maggiori perdite che (dal 2001) si concentrano in Germania, Italia, Francia e Spagna.

Alluvioni, tempeste, vento e grandine sono state le principali cause di danni economici, mentre la maggior parte dei decessi tra il 1980 e il 2023 è stata causata da ondate di calore, ondate di freddo, siccità e incendi boschivi.

«Il Paese con le perdite economiche totali più elevate tra il 1980 e il 2023 è la Germania, con 180 miliardi di euro. Seguono – snocciola la Eea – Italia (135 miliardi di euro), Francia (130 miliardi di euro), Spagna (97 miliardi di euro) e Polonia (20 miliardi di euro). Considerando solo le perdite per questo secolo (ovvero dal 2001), gli stessi quattro Paesi (Germania, Italia, Francia e Spagna) registrano i numeri più elevati».

E questo è solo l’inizio, a conferma che non basta aumentare – fattore pur necessario – la copertura assicurativa, come sottolineato ieri anche dal presidente Mattarella: «Si prevede che queste tendenze porteranno a un aumento delle perdite economiche in Europa, con conseguenze sul livello di copertura assicurativa nei paesi e sulla loro accessibilità economica. Uno studio recente ha previsto che le perdite economiche totali dovute a eventi climatici e meteorologici raddoppieranno entro il 2050 e triplicheranno entro il 2100. Alcuni autori hanno studiato le ripercussioni sui sistemi assicurativi, scoprendo che si prevede un calo della penetrazione assicurativa a causa della minore accessibilità economica, soprattutto in quei sistemi con premi basati sul rischio. L'aumento delle perdite economiche, tuttavia, potrebbe essere determinato anche da futuri sviluppi socioeconomici, come la costruzione in aree soggette a inondazioni, piuttosto che dai cambiamenti climatici».

Per quanto riguarda invece i dati legati ai decessi da eventi meteo estremi, la Eea offre un quadro per aree geografiche (mentre il Climate risk index parla di 38mila morti in Italia dal 1993). Secondo l’Agenzia, nel periodo 1980-2023 «l'Europa meridionale e l'Europa occidentale hanno subito il numero più elevato di vittime in assoluto (rispettivamente 72.063 e 166.866). Nell'Europa centro-orientale, nell'Europa settentrionale e nei paesi dei Balcani occidentali, si è registrato un numero significativamente inferiore di vittime (rispettivamente 5.974, 897 e 576)». In altre parole «l'Europa meridionale e l'Europa occidentale hanno subito un numero di decessi tra 80 e 290 volte superiore a quello dell'Europa settentrionale e dei paesi dei Balcani occidentali, sebbene la popolazione media aggregata sia solo tra 5 e 10 volte maggiore. Rispetto ai paesi dell'Europa centro-orientale, il numero di persone decedute nell'Europa meridionale e nell'Europa occidentale è all'incirca tra 12 e 28 volte superiore, a fronte di una popolazione media totale che è circa il doppio». Quando si parla di costi – ma sarebbe meglio dire investimenti – per la transizione ecologica, è utile tenere a mente anche quelli che già paghiamo a causa dell’inazione.

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Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.