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Target europei, rinnovabili, gli italiani e la caccia: è online la nuova puntata del podcast gr

In meno di quattro minuti la selezione a cura di Maurizio Izzo delle principali notizie pubblicate la scorsa settimana
 |  Green economy

«Qualcuno in Europa ha accelerato verso la transizione ecologica e qualcuno invece ha tirato il freno: l’Italia da che parte sta?». Comincia da questa constatazione con annessa domanda sul nostro Paese, Maurizio Izzo, la nuova puntata del podcast di greenreport. Non è proprio una classifica, quella diffusa dalla Commissione europea, piuttosto può essere considerata la pagella sull’impegno dei Paesi europei nella strada verso la transizione energetica. A livello comunitario, sono stati posti precisi target: per esempio, a livello europeo, è prevista la riduzione del 55% delle emissioni rispetto al 1990. I dati comunicati da Bruxelles sono buoni per l’Europa: gli impegni già inseriti nei Pniec si fermano a un soffio, ovvero a -54%; allo stesso tempo, la diffusione già pianificata delle fonti rinnovabili porterebbe l’Ue a coprire il 41% del consumo finale lordo di energia al 2030 (oggi siamo attorno al 20%) a fronte di un obiettivo minimo pari a 42,5% (ma una valutazione più ottimistica delle proiezioni inserite nei Pniec porta il dato al 42,6%). E l’Italia? «Siamo noi quelli per il freno tirato», sottolinea il direttore responsabile di greenreport. La Commissione Ue evidenzia che il Pniec italiano «punta a un contributo delle energie rinnovabili al consumo finale lordo di energia del 39,4% entro il 2030, leggermente inferiore all'obiettivo proposto del 40,5%», mentre l’obiettivo minimo a livello continentale è 42,5%. Chiosa Izzo: «Con queste prospettive si aggraverà il ritardo dell’Italia rispetto al resto d’Europa».

«Ma non rassegniamoci», prosegue il direttore responsabile del nostro giornale continuando la rassegna delle principali notizie pubblicate la scorsa settimana e riprendendo le parole di Ermete Realacci nell’intervista che ci ha rilasciato: «Non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia».

A proposito di obiettivi e scadenze, continua Izzo, ci sarebbero quelli per le comunità energetiche rinnovabili. Si legge nell’articolo citato nel podcast: «Con questi 2,2 mld di euro il Governo conta di incentivare la creazione di nuovi impianti rinnovabili legati alle Cer per 1.700 MW, ma al 27 maggio 2025 le domande di contributo sono solo 4.930 per una potenza complessiva di circa 440 MW, ovvero un quarto dell’obiettivo previsto (le richieste di qualifica delle Cer ammontano invece a 1.170, di cui già ammesse 700). Un avanzamento lentissimo, mentre la deadline si avvicina: a ora la scadenza alle domande per il contributo è fissata al 30 novembre 2025, mentre quella per la conclusione delle opere è il 30 giugno 2026. Ad oggi non siamo messi bene, sottolinea Izzo, considerato che siamo a un quarto dell’obiettivo previsto. E a questo proposito proprio, prosegue, in questi giorni la Toscana ha messo sul piatto 20 milioni di euro proprio per incentivare la nascita delle Cer.

L’ultima segnalazione di questa puntata del podcast è per la caccia. «A noi è sembrato incredibile quanto abbiamo letto circa le proposte del governo su questo tema – dice Izzo – ma evidentemente non siamo stati soli». Il riferimento è al sondaggio effettuato da Swg per conto della Lipu dal titolo Rapporto degli italiani con la biodiversità e l'avifauna. Il dato è molto chiaro: 7mitaliani su 10 respingono l’idea di riforma della caccia che prende forma dalla bozza di disegno di legge del ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Il 69% degli intervistati si dichiara d'accordo o molto d'accordo che l'unica riforma possibile della normativa in oggetto sia a favore dell'aumento delle tutele per la natura. «Non proprio in sintonia – chiosa Izzo – con il ministro Lollobrigida».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.