
Case verdi, oltre metà del gas fossile consumato in Europa è usato per climatizzare gli edifici

La Commissione europea ha pubblicato oggi un nuovo pacchetto di misure – composto da un regolamento delegato, un regolamento di attuazione e una serie completa di documenti di orientamento – per aiutare gli Stati membri nel recepimento della direttiva Case verdi (Epbd), approvata nel 2024 e che dovrà trovare posto nelle legislazioni nazionali entro maggio 2026.
La pubblicazione odierna arriva lo stesso giorno in cui il nuovo gruppo di esperti Housing Advisory Board si riunisce per la prima volta per esaminare la questione più ampia della riduzione delle bollette energetiche e di come rendere gli alloggi più sostenibili e accessibili, anche se l’Europa di fatto offre già un modello d’eccellenza per l’edilizia popolare verde: quello di Vienna. La Commissione prevede di adottare il suo primo piano europeo per gli alloggi a prezzi accessibili l'anno prossimo.
«Più efficienti sono i nostri edifici, più bassi sono le bollette energetiche e il costo della vita – spiega il commissario Ue per l’Energia e l’edilizia abitativa, Dan Jørgensen – Nel settore dell'edilizia è chiaro che sostenibilità e accessibilità economica devono andare di pari passo. Se vogliamo garantire che tutti gli europei abbiano una casa sicura e sana, si deve partire dal rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico e alimentati da energia più pulita».
Il patrimonio immobiliare europeo è responsabile del 36% delle emissioni di gas serra e consuma il 40% dell’energia finale, di cui circa l’80% utilizzata per riscaldare gli edifici. Le emissioni dovranno arrivare allo zero netto entro il 2050, in base alla direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Epbd), cosiddetta “Case verdi”, approvata nell’aprile 2024 dall’Europarlamento, passando da alcune tappe intermedie.
Si tratta di una sfida particolarmente importante per l’Italia: secondo dati di uno studio realizzato Symbola Cresme, il patrimonio edilizio italiano è il più grande d’Europa con 599 abitazioni per 1.000 abitanti rispetto a una media europea di 506, mentre i dati Istat mostrano che quasi la metà delle costruzioni esistenti è stata edificata tra gli anni ‘50 e il 1991, anno in cui è entrata in vigore una prima normativa sull’efficienza energetica.
La direttiva Case verdi non impone obblighi specifici per i singoli proprietari di immobili, ma chiede agli Stati membri – Italia compresa – di fare un piano di ristrutturazione edilizia, accompagnato da sussidi e aiuti. Si dovrà attuare un piano progressivo di trasformazione del parco immobiliare nazionale in cui tutti gli edifici residenziali, partendo da quelli meno efficienti, dovranno ridurre, rispetto al dato 2020, il loro fabbisogno di energia primaria del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Secondo i dati messi in fila dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, l’obiettivo è ridurre il consumo di energia primaria per gli edifici a uso abitativo del 16% rispetto al 2020, quindi di 6,32 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, passando da 39,49 Mtep a 33,17) e ben il 55% di questo risparmio (3,46 Mtep) dovrebbe riguardare gli immobili di classe G, che sarebbero da efficientare almeno per il 43%, in metratura o in numero di edifici. Complessivamente, per il Politecnico si tratta d’investire circa 180 miliardi di euro entro il 2030.
Troppi? Prima di rispondere, basterebbe dare un occhio al costo attuale delle bollette. La Community smart building di The european house - Ambrosetti osserva che la spesa delle famiglie per i consumi elettrici e termici degli edifici è aumentata del 31% dal 2015 a oggi, e ha raggiunto un valore di 54,2 miliardi di euro l’anno. Ma senza il Governo a indicare la rotta, e stanziare risorse adeguate, il peso rischia di ricadere sulle singole famiglie.
