La danese Orsted e due Stati Usa fanno causa a Trump per il blocco di un progetto eolico da 4 miliardi
Ha fatto un errore, Donald Trump, nel bloccare la costruzione del progetto Revolution Wind ormai quasi completato. E non solo perché in questa sua crociata contro quelli che lui definisce sarcasticamente e in modo denigratorio dei «mulini a vento» finisce per colpire la fiducia degli investitori e per pesare sulle tasche dei consumatori. Il blocco dell’opera realizzata dalla danese Orsted gli è costato ora una causa. Anzi, due. Per lo stesso motivo. Il presidente statunitense è stato infatti citato in giudizio non solo dall’azienda specializzata nell’eolico offshore, ma anche dagli Stati del Rhode Island e del Connecticut, che hanno agito in modo congiunto. Motivo della decisione dei tre soggetti in campo: lo stop al progetto da 4 miliardi di dollari già completato all’80%, con tutte le fondamenta offshore già posate e 45 delle 65 turbine eoliche installate, è illegale.
Le denunce dello sviluppatore di impianti eolici e dei due Stati Usa sono arrivate separatamente, spiega l’agenzia Reuters. «L'ordine di sospensione dei lavori è stato emesso senza autorità legale, manca di qualsiasi base probatoria ed è illegale», ha affermato Revolution Wind nella sua denuncia contro il Segretario degli Interni degli Stati Uniti Doug Burgum e altri cinque imputati federali. La causa è stata intentata presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia.
La causa intentata congiuntamente dal Rhode Island (il parco eolico è al largo delle coste di questo Stato) e dal Connecticut è stata presentata alla corte federale dello stesso Rhode Island. E chiede alla corte di dichiarare illegittimo l'ordine di sospensione dei lavori. «Questo irregolare e sconsiderato modo di governare è palesemente illegale e abbiamo intentato causa per fermarlo», ha dichiarato in un comunicato il procuratore generale del Connecticut William Tong.
Un portavoce del dipartimento degli Interni Usa ha dichiarato che l'agenzia non commenterà il contenzioso. E pazienza se, denuncia Orsted, la sospensione dei lavori costerà fino a un miliardo di dollari di spese aggiuntive.
Le contestazioni del progetto Revolution Wind sono tra l’altro arrivate mentre un giudice federale di Boston si stava occupando delle argomentazioni in una causa intentata a maggio da 17 Stati a guida democratica e dal Distretto di Columbia per impedire all'amministrazione Trump di sospendere le nuove concessioni e autorizzazioni per l'energia eolica.
Il giudice distrettuale statunitense William Young ha sottolineato che non era suo compito mettere in discussione le preferenze politiche del presidente, che «sembra aver legato il nostro futuro energetico ai combustibili fossili». Ma ha messo in dubbio che le agenzie che hanno attuato la direttiva di Trump abbiano fatto abbastanza per spiegare perché hanno adottato la sospensione, affermando che «i dati disponibili sono piuttosto scarsi, e questo è un eufemismo».
Per lo stop ai lavori della Orsted, il dipartimento degli Interni ha citato non meglio specificate «preoccupazioni relative alla protezione degli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Troppo poco e troppo vago, per l’azienda che ci stava lavorando e per gli Stati che beneficerebbero dell’energia fornita da quelle centinaia di turbine già installate.