Notte di tempesta: in Toscana 109mila fulmini in 12 ore. Giani: «Fondamentale investire in prevenzione»
Si è conclusa l’allerta meteo di codice arancione, per rischio idrogeologico e temporali forti, lanciata ieri dalla Sala operativa unificata della Protezione civile toscana (Soup) per innalzare i livelli d’allerta, che sono stati stavolta sufficienti a evitare una nuova tragedia.
«La Toscana è stata attraversata oggi da una perturbazione eccezionale – spiega stamani il presidente della Regione, Eugenio Giani – Nubifragi hanno colpito l’Elba e molte zone della nostra regione, da Prato a Grosseto: precipitazioni e fenomeni con tempi di ritorno stimati oltre i 50 anni. Nelle ultime dodici ore è stata registrata nell’area della Toscana la cifra record di oltre 109.000 fulminazioni. Un grazie sincero al nostro sistema regionale di Protezione Civile della Toscana e ai tanti volontari e operatori impegnati negli interventi. È fondamentale continuare ad investire nella prevenzione e sicurezza. In giornate come questa, la Toscana trova la sua forza più grande nella solidarietà e nell’unità della sua comunità».
Nella serata di ieri il nubifragio è iniziato con un intenso fronte temporalesco attivo sulla costa nord della Toscana, in entrata sulle zone interne, con un’ampia cella temporalesca attiva anche tra Viareggio, Massarosa e Lucca: 54 i mm di pioggia caduti in un’ora a Pietrasanta, 51 mm a Montemurlo, e 54 mm di pioggia caduti in meno di un’ora a Portoferraio.
Il vasto sistema temporalesco ha poi continuato a interessare la costa livornese (in particolare quella tra Cecina e Piombino), la parte meridionale della provincia di Pisa, il Golfo di Follonica e l’entroterra grossetano (in particolare la zona delle Colline Metallifere), fino a spostarsi nelle altre zone centro-meridionali (Chianti fiorentino, provincia di Siena, provincia di Grosseto e aretino).
È questo il contesto in cui Alleanza Verdi Sinistra, dall’Elba, propone che il primo atto della prossima legislatura regionale – dove Avs è schierata nella coalizione del campo largo di centrosinistra a sostegno del presidente Giani – sia l’approvazione di una legge per il clima, che dovrà prevedere una Strategia regionale di mitigazione e adattamento, un Piano triennale per la neutralità e un Piano regionale di adattamento, tutti soggetti ad aggiornamento e integrati nei piani locali. I Comuni dovranno adottare i Piani d'azione per l'energia sostenibile (Paesc) e dovranno essere supportati da fondi regionali. La legge che proporremo dovrà inoltre prevedere la partecipazione dei cittadini, un’Assemblea dei giovani per il clima, big data e intelligenza artificiale, un bilancio verde, l’integrazione tra salute e clima, e educazione climatica.
È infatti fondamentale un approccio integrato contro gli eventi meteo estremi, come documenta da ultimo una nuova ricerca pubblicata su Science advances dal Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), in cui si prendono in esame le 1.729 alluvioni avvenute in Europa tra il 1950 e il 2020, abbinando a interventi di adattamento quelli di mitigazione della crisi climatica.
Eppure l’Italia non è affatto pronta. Sia sul fronte della mitigazione – con le nuove installazioni di impianti rinnovabili che stanno rallentando a causa delle ampie difficoltà normative, anziché accelerare –, sia su quello dell’adattamento. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) è di fatto fermo al palo: approvato nel gennaio 2024 dal Governo Meloni dopo lunghissima gestazione, ha individuato 361 azioni settoriali da mettere in campo ma manca di fondi e governance per attuarle; per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare. Volendo limitare il conto ai soli investimenti incentrati sulla lotta al dissesto idrogeologico, si scende comunque a 38,5 miliardi di euro complessivi in un decennio (in linea con gli investimenti stimati già nel 2019 per realizzare gli 11mila cantieri messi in fila dalla struttura di missione "Italiasicura", che ha lavorato coi Governi Renzi e Gentiloni).