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Pubblicato su Nature Medicine il nuovo studio del Barcelona Institute for Global Health

In crisi climatica il caldo uccide: nelle ultime tre estati morti 51mila italiani per ondate di calore

«L’Europa si riscalda a un ritmo doppio rispetto alla media globale. E le regioni sud-orientali emergono come hotspot, affrontando i maggiori impatti sulla salute»
 |  Crisi climatica e adattamento

È stato appena pubblicato su Nature Medicine un nuovo studio condotto dai ricercatori Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), in cui si stimano le morti legate al caldo verificatesi in Europa tra il 1° giugno e il 30 settembre degli ultimi tre anni: la ricerca ha analizzato 654 regioni in 32 paesi europei e sia nel 2022, sia nel 2023 sia nel 2024 l’Italia emerge come il Paese con più vittime.

Nel 2024 in Europa si contano 62.775 morti legate al caldo estivo, dopo le 50.798 del 2023 e le 67.873 del 2022, per un totale di oltre 181.000 morti legate al caldo; il Paese con il maggior numero di morti legate al caldo è stato appunto l’Italia, con oltre 19.038 decessi stimati nell’estate 2024. Nelle estati precedenti del 2023 e del 2022, l’Italia era già il paese con la più alta mortalità da caldo, con rispettivamente 13.790 e 18.801 decessi stimati, per un totale di 51.629 morti nel triennio per ondate di calore.

Il numero di morti legate al caldo è stato più alto tra le donne e tra le persone anziane durante le tre estati studiate, mentre nell’estate 2024, in termini d’incidenza, i Paesi con i più alti tassi di decessi legati al caldo nello stesso periodo sono stati Grecia (574 morti stimate per milione di persone), Bulgaria (530 per milione) e Serbia (379 per milione).

«Sebbene l’estate 2024 sia stata la più calda mai registrata secondo Copernicus, nelle regioni specifiche del nostro studio le estati del 2022 e del 2023 sono state in realtà più calde – spiega Tomáš Janoš, ricercatore ISGlobal e Recetox e primo autore dello studio – Tuttavia, queste differenze regionali di temperatura media non si riflettono completamente sulla mortalità, poiché i decessi stimati per il 2024 sono stati più alti di quelli stimati per l’estate 2023 e solo leggermente inferiori a quelli del 2022. Questo perché nel 2022 e nel 2024 le temperature più elevate si sono registrate rispettivamente nell’Europa sud-occidentale e sud-orientale, entrambe aree altamente vulnerabili al caldo. L’Europa è il continente che si riscalda più velocemente, a un ritmo doppio rispetto alla media globale. E all’interno dell’Europa, il bacino del Mediterraneo e le regioni sud-orientali emergono come hotspot del cambiamento climatico, affrontando i maggiori impatti sulla salute e con un sostanziale aumento previsto della mortalità legata al caldo nel XXI secolo».

Secondo Joan Ballester Claramunt, ricercatore principale del progetto Early-adapt del Consiglio europeo della ricerca (Erc) e autore senior dello studio, l’entità di queste cifre evidenzia la necessità di «rafforzare le strategie di adattamento, incluso lo sviluppo e l’implementazione di una nuova generazione di sistemi di allerta precoce continentali basati sugli impatti del caldo sulla salute».

Per questo motivo, parte dello studio è stata dedicata alla valutazione di Forecaster.health, uno strumento creato nell’ambito delle sovvenzioni ERC Proof-of-Concept Hhs-Ews e Forecast-air, che utilizza modelli epidemiologici per trasformare le previsioni meteo in allerte operative giornaliere sul caldo, specifiche per regione e per gruppi di popolazione. L’analisi mostra che lo strumento è altamente affidabile nell’emissione di allerte almeno con una settimana di anticipo quando le condizioni indicano un rischio eccezionale di mortalità.

«In Europa meridionale, tuttavia – afferma Claramunt – il sistema di allerta precoce ha continuato a mostrare un’affidabilità relativamente alta anche oltre l’orizzonte dei sette giorni, il che, considerando che questa è l’area con la più alta mortalità da caldo del continente, rappresenta un’opportunità inesplorata per salvare vite tra le popolazioni più vulnerabili».

È utile ricordare che la neonata Commissione paneuropea su clima e salute promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità ha inviato quest’estate una lettera aperta ai Governi e alle autorità sanitarie dei 53 Stati membri della regione europea dell’Oms: a livello globale, tra il 2000 e il 2019 si sono verificati circa 489.000 decessi correlati al caldo ogni anno, con la regione europea dell’Oms che ne ha visti il 36%, ovvero, in media, oltre 175.000 ogni anno (che scendono a 50mila l’anno nei 35 Paesi più specificamente “europei”, nel biennio 2022-23). Come reagire? Investire sulle nostre città per ridurre l’effetto isola di calore (ad esempio incrementando gli spazi verdi), rendere energeticamente più efficienti le abitazioni investendo in edilizia popolare di qualità – come avviene da oltre un secolo a Vienna –, senza dimenticare un uso più efficiente ed equo dei condizionatori. E ovviamente abbattere l’utilizzo dei combustibili fossili, prima causa della crisi climatica in corso, in favore di efficienza energetica e fonti rinnovabili.

 

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.