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Intervista all’amministratore delegato Francesco Pasquini

«In Lucart non rincorriamo la crescita a tutti i costi, ma uno sviluppo sostenibile e condiviso»

«Purtroppo, alcuni segnali istituzionali sembrano andare in direzione opposta, con arretramenti pericolosi. È grave: le imprese che credono nel cambiamento meritano stabilità e strumenti per accelerarlo»
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La multinazionale della carta dal sangue toscano – Lucart, guidata oggi dalla terza generazione Pasquini – ha presentato a Milano il suo XX Rapporto di sostenibilità documentando con la forza dei numeri che sviluppo socio-economico e sostenibilità ambientale possono andare di pari passo. O meglio: devono, perché oggi il secondo elemento è prerogativa essenziale per traguardare il primo. Ne abbiamo parlato con Francesco Pasquini (nella foto), che da 2024 è amministratore delegato del gruppo Lucart, alla guida dunque di ben 1.700 dipendenti.

Intervista

Le previsioni sulla crescita economica del Paese sono al ribasso, anche a causa delle tensioni sui mercati internazionali alimentate dalla politica erratica degli Usa sui dazi commerciali. Questo contesto sta impattando sulle performance di una multinazionale come Lucart?

«Il quadro macroeconomico globale è indubbiamente complesso, e le tensioni sui mercati non aiutano. Tuttavia, Lucart ha dimostrato una notevole capacità di adattamento, grazie a un modello industriale solido e a una strategia basata sulla sostenibilità integrata. Chiudiamo il 2024 con un fatturato di 685 milioni di euro, in linea con le nostre attese, e con performance ambientali e sociali in continuo miglioramento. Questo conferma che un’azienda radicata nei propri valori può crescere anche in contesti difficili. Non rincorriamo la crescita a tutti i costi, ma uno sviluppo coerente, sostenibile e condiviso».

Dopo Fmi, Ocse e Bankitalia, anche la Commissione Ue chiede all’Italia di accelerare sulla transizione ecologica, sebbene il Governo guardi ancora al Green deal come a una minaccia. Per le grandi imprese come Lucart la sostenibilità è ancora una chiave per lo sviluppo?

«Assolutamente sì. Per noi la sostenibilità non è una risposta tattica a un trend del momento, ma una visione strategica che ci accompagna da oltre settanta anni. Oggi è il cuore della nostra proposta di valore, e i risultati lo dimostrano: abbiamo già avviato a recupero oltre il 90% dei rifiuti generati, ridotto del 3,4% le emissioni specifiche di CO₂ in un solo anno e certificato il 100% dei nostri stabilimenti con la ISO 45001. È un percorso che richiede coerenza, visione e investimenti costanti. Purtroppo, alcuni segnali istituzionali sembrano andare in direzione opposta, con arretramenti pericolosi. È grave: le imprese che credono nel cambiamento meritano stabilità e strumenti per accelerarlo».

Oggi l’Italia può vantare un tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici del 92,3%, un risultato raggiunto in anticipo rispetto all’obiettivo europeo dell’85% previsto per il 2030, ma come ogni impianto industriale anche le cartiere – senza le quali non ci sarebbe riciclo – producono nuovi scarti. Quanti sono quelli Lucart, e come vengono gestiti?

«Lucart ha anticipato l’obiettivo europeo del 90% di rifiuti avviati a recupero, raggiungendolo già nel 2024, ben prima del traguardo previsto per il 2030. Il nostro impegno parte da un principio semplice: ogni rifiuto è una risorsa non ancora valorizzata. Per questo lavoriamo su più fronti: prevenzione, miglioramento tecnologico, tracciabilità e sinergie di filiera. Oltre il 90% dei nostri scarti viene oggi reimmesso in processi di recupero o valorizzazione, minimizzando gli impatti e creando nuovo valore. Siamo convinti che la sostenibilità industriale non sia un ossimoro, ma una necessità».

L’industria cartaria è per sua natura energivora: Lucart come sta tenendo insieme decarbonizzazione e competitività, e quali potrebbero essere gli interventi – anche istituzionali – per migliorare ancora, evitando l’impiego di fonti fossili?

«In Lucart il tema energetico è al centro della strategia di sostenibilità. Nel 2024 abbiamo ridotto i consumi energetici specifici del 2,2% rispetto all’anno precedente, e oltre il 60% dell’energia impiegata proviene da fonti rinnovabili o da impianti ad alta efficienza. Abbiamo aderito alla Science Based Targets initiative (SBTi) per definire obiettivi climatici validati scientificamente. Ma per accelerare serve anche un contesto normativo favorevole: autorizzazioni rapide, incentivi stabili e una strategia energetica nazionale chiara. Senza questi elementi, anche le imprese più virtuose rischiano di rallentare la transizione».

Lucart fa parte dei GreenHero individuati da Kyoto club e Alessandro Gassmann, ed è da sempre vicina al mondo ambientalista, tanto da essere tra i principali partner del XII Ecoforum legambientino in programma a Roma a inizio luglio: cosa possiamo aspettarci dalla due giorni?

«Essere riconosciuti come GreenHero è un onore e una responsabilità. La collaborazione con Legambiente e Kyoto Club nasce da una visione condivisa: costruire un’economia realmente circolare, che tenga insieme innovazione industriale, giustizia climatica e coesione sociale. All’Ecoforum di luglio porteremo le nostre best practice, ma anche le nostre sfide aperte. Sarà un’occasione per ascoltare, confrontarsi e fare rete. Se vogliamo che la transizione ecologica diventi realtà, serve un’alleanza tra imprese, istituzioni e società civile. Noi ci siamo».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.