
A maggio rinnovabili da record, in Italia hanno coperto il 55,9% della domanda di elettricità

La società che gestisce la rete elettrica nazionale in alta tensione, Terna, ha appena aggiornato i dati al mese di maggio documentando un record storico per il nostro Paese: le energie rinnovabili hanno soddisfatto oltre metà (55,9%) del fabbisogno elettrico in corso del mese, fino a coprire e «in diverse ore hanno coperto oltre il 100% della domanda» senza alcun problema di stabilità sulla rete elettrica.
Si tratta di un dato importante, che arriva proprio mentre il Governo spagnolo conferma che le rinnovabili non sono state responsabili del blackout che ha interessato la Penisola iberica lo scorso 28 aprile: le responsabilità stanno invece in un problema di sovratensione che il gestore della rete elettrica (Red Eléctrica) non ha saputo tenere sotto controllo in quanto «molti degli impianti in grado di regolare la tensione (dove i primi indiziati sono dunque le centrali a gas, ndr) non hanno risposto adeguatamente alle istruzioni».
Tornando invece al contesto italiano, Terna informa che la produzione rinnovabile è in aumento del 3% rispetto a maggio 2024, sebbene le installazioni stiano rallentando in un contesto normativo e autorizzatorio sempre più caotico: «Nei primi cinque mesi del 2025 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 2.650 MW – snocciola Terna – Tale valore è inferiore di 92 MW (-14%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».
In dettaglio, la produzione nazionale netta è risultata pari a 21 miliardi di kWh, a fronte di un fabbisogno pari a 24,2 miliardi di kWh (valore in diminuzione del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2024). Le fonti rinnovabili hanno coperto il 55,9% della domanda elettrica (era il 52,8% a maggio 2024): si tratta del dato più alto di sempre. In aumento la fonte fotovoltaica (+27,1%), eolica (+11,3%, dato con segno positivo dopo quattro mesi di flessione) e geotermica (+2%). In diminuzione la fonte idrica (-15,3%), e termica (-5,1%).
C’è molto terreno da recuperare: entro il 2030 l’Italia dovrà raggiungere, secondo quanto previsto dal decreto Aree idonee, 80.001 MW di nuova potenza considerando le installazioni realizzate a partire dal 2021. Un obiettivo lontano, dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo (19.297 MW di nuova potenza installata dal 2021 al 2024). Per colmare questo ritardo, snocciola Legambiente, l’Italia dovrà realizzare nei prossimi 5,5 anni 60.704 MW, pari ad una media di 11.037 MW l’anno: parliamo di almeno 3.557 MW in più rispetto a quanto fatto nel 2024 (7.480 MW).
Rallentare le installazioni significa limitare i benefici ambientali della transizione energetica, ma anche quelli economici. Le fonti rinnovabili stanno già abbassando il prezzo all’ingrosso dell’elettricità (che è una delle quattro principali componenti del costo in bolletta), e l’auspicio è che già dal 2026 le zone di mercato – tra le sette in cui già oggi è diviso il sistema elettrico italiano – in cui è più massiccia la presenza dei più economici impianti rinnovabili possano far valere questo vantaggio.
A metterlo in chiaro, da ultimo, è stato anche l’Ocse: «Semplificare le procedure autorizzative ridurrebbe la dipendenza dal gas naturale e abbasserebbe i costi dell’energia».
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