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A luglio le rinnovabili hanno soddisfatto il 43,8% della domanda elettrica italiana, ma calano le installazioni

Nei primi sette mesi di quest’anno Terna registra -12,9% per i nuovi impianti fotovoltaici e -25,7% per quelli eolici, mentre il Governo ha deciso di non decidere sulle aree idonee
 |  Nuove energie

La società che gestisce la rete elettrica nazionale in alta tensione, Terna, ha appena aggiornato i dati al mese di luglio, documentando che lo scorso luglio la domanda di elettricità italiana è stata soddisfatta per il 43,8% dalle fonti rinnovabili, per il 40,8% dai combustibili fossili e per la restante quota dal saldo estero.

In particolare, a luglio la produzione da font rinnovabili risulta in lieve diminuzione (-3,3%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre ben più marcato è il calo delle nuove installazioni: nei primi sette mesi di quest’anno sono entrati in esercizio 3.075 MW di nuovi impianti (-13,5% rispetto ai primi sette mesi del 2024), si cui 3.354 MW di fotovoltaico (-12,9%) e soli 329 MW di eolico (-25,7%).

In altre parole, continuando a questo ritmo, a fine anno le nuove installazioni di impianti rinnovabili rischiano di fermarsi ad appena 5,2 GW, meno dei 7,48 GW conseguiti l’anno scorso e meno della metà rispetto all’ammontare necessario per traguardare gli obiettivi europei recepiti dal Governo stesso.

Secondo quanto previsto dal decreto Aree idonee, al 2030 servono infatti 80.001 MW di nuova potenza considerando le installazioni realizzate a partire dal 2021. Un obiettivo lontano, dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo (19.297 MW di nuova potenza installata dal 2021 al 2024). Per colmare questo ritardo, snocciola Legambiente, l’Italia dovrà realizzare nei prossimi 5,5 anni 60.704 MW, pari ad una media di 11.037 MW l’anno.

Rallentare le installazioni significa limitare i benefici ambientali della transizione energetica, ma anche quelli economici. Le fonti rinnovabili stanno già abbassando il prezzo all’ingrosso dell’elettricità (che è una delle quattro principali componenti del costo in bolletta), e l’auspicio è che già dal 2026 le zone di mercato – tra le sette in cui già oggi è diviso il sistema elettrico italiano – in cui è più massiccia la presenza dei più economici impianti rinnovabili possano far valere questo vantaggio. A metterlo in chiaro è stato anche l’Ocse, per il quale «semplificare le procedure autorizzative ridurrebbe la dipendenza dal gas naturale e abbasserebbe i costi dell’energia», come anche la Commissione Ue, per la quale in Italia «l’elettricità da fonti rinnovabili deve diffondersi più rapidamente per aumentarne la quota nel mix energetico e contenere i prezzi. Un quadro legislativo per le autorizzazioni più trasparente e accessibile potrebbe accelerare l’implementazione».

Perché dunque le rinnovabili non crescono quanto potrebbero? La risposta sta principalmente nelle forti difficoltà sul fronte autorizzativo: basti osservare che il Governo ha fatto recentemente ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio sul decreto Aree idonee, continuando di fatto a impedirne la localizzazione.

terna rinnovabili luglio 2025

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.