Rinnovabili, rallenta ancora la crescita delle installazioni in Italia: Terna, da gennaio -4,1%
La società che gestisce la rete elettrica nazionale in alta tensione, Terna, ha appena aggiornato i dati al mese di settembre, documentando il continuo rallentamento della nuova potenza rinnovabile installata lungo lo Stivale.
Nel mese di novembre 2025, la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per il 52,5% da fonti energetiche non rinnovabili, per il 31,9% da fonti energetiche rinnovabili (era il 33,9% a novembre 2024) e la restante quota dal saldo estero. Sempre a novembre, la produzione da rinnovabili risulta in calo (-4,2%) rispetto allo stesso mese del 2024: si registra un aumento della produzione eolica (+2,3%) e da fonte fotovoltaica (+13,6%) e una riduzione della produzione idroelettrica rinnovabile (-21,5%), quest’ultima variazione in parte conseguenza dell’elevata idraulicità registrata nel 2024.
Guardando invece alla potenza installata, nei primi undici mesi del 2025 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 6.442 MW. Tale valore è inferiore di 272 MW (-4,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dato che nei primi undici mesi del 2025 la capacità fotovoltaica è aumentata di 5.798 MW (-5,1% sullo stesso periodo 2024) e quella eolica di aumentata di 497 MW (-17,2%).
Continuando a questo ritmo il 2025 si chiuderebbe a circa +7 GW di rinnovabili installate, lontano dai +7,48 GW del 2024 e a poco più della metà rispetto all’ammontare necessario per traguardare gli obiettivi europei recepiti dal Governo stesso.
Secondo quanto previsto dal decreto Aree idonee, al 2030 servono infatti 80.001 MW di nuova potenza considerando le installazioni realizzate a partire dal 2021. Un obiettivo lontano, dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo (19.297 MW di nuova potenza installata dal 2021 al 2024). Per colmare questo ritardo, snocciolava Legambiente a marzo, l’Italia dovrà realizzare nei prossimi 5,5 anni 60.704 MW, pari ad una media di 11.037 MW l’anno; visti i ritardi accumulati nel mentre, la necessità oggi sarebbe già di circa +11,5 GW l’anno.
Mentre dunque la crescita “inarrestabile” delle rinnovabili è la svolta scientifica dell’anno secondo la prestigiosa rivista Science, l’Italia registra sia meno potenza installata sia meno elettricità prodotta, al contrario di quanto sta accadendo nel resto del mondo. Del resto mentre il Governo Meloni porta avanti l’arma di distrazione di massa dell’energia nucleare, importiamo gas e petrolio per 46 miliardi di euro l’anno e al contempo crescono sia la disinformazione sia gli ostacoli normativi all’installazione degli impianti rinnovabili.
«L’individuazione delle aree idonee, indispensabile per accelerare gli iter autorizzativi, attende da 4 anni una definitiva regolamentazione – argomenta nel merito Agostino Re Rebaudengo, presidente Asja energy e past president Elettricità futura – A giugno 2022 il Governo avrebbe dovuto emanare il decreto con i criteri per consentire alle Regioni di individuare le aree idonee. A giugno 2024, con due anni di ritardo, arriva il DM Aree idonee che viene prima sospeso dal Consiglio di Stato e poi annullato dal Tar Lazio a causa di gravi lacune, tra cui l’assenza di misure di salvaguardia per i procedimenti autorizzativi già in corso. A fine novembre 2025, il Consiglio dei ministri vara con grande urgenza il DL Transizione 5.0 e Aree idonee per rispettare la scadenza del Pnrr, di cui le aree idonee sono una milestone obbligatoria».
Peccato che la toppa sia peggiore del buco frenando ulteriormente la realizzazione degli impianti utility scale – pur rimuovendo alcuni limiti, al contempo, per il fotovoltaico sui tetti –, richiedendo che in sede di conversione del decreto-legge, sia almeno resa esplicita una norma di salvaguardia dei progetti già in sviluppo, garantendo coerenza coi precedenti interventi legislativi.
Come magra consolazione, dai dati Terna emergono almeno novità positive sul fronte batterie. Al 30 novembre 2025 la capacità di accumulo in Italia è pari a 17.758 MWh (+44% rispetto allo stesso mese del 2024), che corrispondono a 7.276 MW di potenza nominale, e circa 872.900 sistemi di accumulo. A novembre, gli accumuli elettrochimici di grande taglia hanno prodotto 172 GWh, a conferma della rilevanza che tale tecnologia ha ormai raggiunto per la gestione del sistema in economia e sicurezza. Nel dettaglio, da gennaio a novembre la capacità di impianti utility scale è aumentata di 2.818 MWh, che corrispondono a 721 MW di potenza nominale.