Revet raddoppia il riciclo delle plastiche miste con 11 milioni di euro e 20 nuovi occupati
La società del gruppo Plures che rappresenta il principale hub del riciclo dell’Italia centromeridionale, la pontederese Revet, ha inaugurato ieri la seconda linea di produzione dell’impianto di riciclo delle plastiche miste post-consumo: un investimento da quasi 11 milioni di euro che raddoppia la capacità produttiva di granulo riciclato ottenuto dagli imballaggi raccolti in modo differenziato sul territorio, un esempio di economia circolare a km zero.
«Il rafforzamento dell’impianto Revet – spiega Alberto Irace, amministratore delegato di Plures – rappresenta un tassello strategico del più ampio piano di potenziamento della dotazione impiantistica del gruppo. Dopo l’avvio dei biodigestori di Montespertoli e Peccioli e mentre sono in corso i lavori per l’hub tessile di Prato e per il nuovo impianto Raee di San Donnino, il raddoppio della capacità produttiva di Revet consolida la nostra filiera del riciclo e rafforza la leadership industriale di Plures in Toscana e nel Paese».

La forza di Revet è quella di agire come pivot di una filiera integrata. L’attività della società parte infatti sin dalla raccolta differenziata, dato che attraverso 22mila contenitori sparsi sul territorio serve l’80% dei cittadini toscani: Revet lavora il 20% delle raccolte differenziate toscane ma l’80% degli imballaggi multimateriali – in plastica, vetro, alluminio, poliaccoppiati e banda stagnata – raccolti in Toscana.
Ma la raccolta differenziata è il primo step, non sinonimo di riciclo. Basti osservare che nell’ultimo anno il 31,23% dei rifiuti raccolti nel multimateriale da Revet è costituito da frazioni estranee che non è possibile avviare a recupero di materia, in primo luogo per errati conferimenti da parte dei cittadini; al contempo, questo significa che oltre il 68% dei rifiuti in arrivo a Revet può essere effettivamente riciclato.
«A Revet abbiamo superato con 12 anni di anticipo l’obiettivo Ue 2035 e con questa nuova linea puntiamo a migliorarci ancora», sintetizza nel merito il presidente Nicola Ciolini, riferendosi ai requisiti di legge europei da rispettare arrivando almeno al 65% di riciclo effettivo per i rifiuti urbani al 2035.
Per quanto riguarda in particolare le plastiche, i rifiuti d’imballaggio raccolti da Revet sono sottoposti – per conto di Corepla, il Consorzio nazionale di filiera – a selezioni meccaniche, ottiche e manuali al fine di ottenere balle omogenee dei singoli polimeri che poi vengono avviati da Corepla ai riciclatori che se le aggiudicano tramite aste telematiche. La frazione delle plastiche miste viene invece riciclata direttamente da Revet a Pontedera – mentre altrove viene inviata generalmente a recupero energetico o smaltimento in discarica –, ed è una frazione sempre più consistente.
Quando è nata Revet, nel 1986, il 70% degli imballaggi plastici erano rigidi, tipicamente contenitori per liquidi, mentre ora il contesto si è ribaltato con un 70% di imballaggi rappresentato da plastiche miste e flessibili come pellicole o vaschette; di questo 70%, Revet riesce oggi a riciclare circa il 70% (dal 62% di tre anni fa) trasformandolo in nuovi granuli plastici, mentre il resto – lo scarto cosiddetto plasmix – potrebbe essere recuperato in nuovi impianti come l’ossicombustore in progetto a Peccioli.

«Scegliendo il granulo Revet – argomenta Alessia Scappini, amministratrice delegata di Revet – gli stampatori di oggetti in plastica possono abbattere la loro impronta ecologica trovando proprio nella sostenibilità l’elemento di competitività per andare sui mercati. L’analisi del ciclo di vita dimostra che le prestazioni ambientali del granulo riciclato Revet sono estremamente performanti con una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre il 75% rispetto all’utilizzo di un polimero vergine».
Si tratta di un importante vantaggio competitivo, sia per le richieste dei consumatori sempre più attenti all’acquisto di prodotti sostenibili, sia per rispettare le normative che limitano sempre più l’accesso ai mercati – come anche a linee di finanziamento – dei prodotti che non lo sono.
Una delle caratteristiche di Revet è il fatto di non produrre scaglie o un granulo generico, cercando poi di piazzarli sul mercato, ma di produrre blend funzionali alle specifiche richieste di mercato. Qualsiasi oggetto stampato a iniezione può essere realizzato a partire dai granuli ottenuti dal riciclo della componente poliolefinica ottenuta dalla selezione di plastiche miste post consumo: tegole leggere, pavimentazioni carrabili, fioriere, vasi, utensili per la casa, compostiere, giochi per bambini, articoli per l’edilizia, l’arredamento e l’automotive, sedie e seggiolini per gli stadi e prodotti per le grandi industrie della moda internazionale e in particolare negli ultimi anni è cresciuto fortemente il mercato florovivaistico a partire dal distretto pistoiese. Senza dimenticare che anche queste plastiche riciclate, una volta usate, possono essere riciclate nuovamente con bassi scarti di processo.
Una volta a pieno regime la linea di inaugurata ieri, ovvero a partire dal 2026, la produzione Revet raggiungerà le 20.000 tonnellate annue di granulo riciclato; già nel 2024 ha permesso di evitare l’emissione di 8mila tonnellate di CO₂ equivalente. Con l’ampliamento dell’impianto e il ricorso a energia da fonti rinnovabili – Revet copre già il 100% del proprio fabbisogno elettrico da fonti rinnovabili certificate, grazie anche a un impianto fotovoltaico interno da oltre 25mila mq – nel 2026 si stima una riduzione potenziale di oltre 21mila tonnellate di CO₂eq. Intanto il raddoppio dell’impianto ha avuto anche un impatto positivo sull’occupazione, visto che sono stati assunti 20 nuovi addetti, portando l’organico Revet a un totale di 278 dipendenti. «Un esempio della Toscana virtuosa – commenta a margine dell’inaugurazione il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani – che porta lavoro e sostenibilità grazie all’economia circolare».
