Il bilancio idrologico è sotto la media nell’Italia centrale e largamente insufficiente nel Meridione
Archiviata un’estate caratterizzata da temperature record, con conseguenze che hanno colpito in particolare l’Europa Sud-occidentale, anche la fine di Settembre andrà ricordata per gli eventi meteorologici estremi registrati: grandine, tornado e bombe d’acqua hanno colpito ben 218 località in soli 10 giorni, provocando danni infrastrutturali ed economici. E se a fare notizia nei giorni scorsi è stata soprattutto l’ennesima esondazione a Milano del Seveso, i nubifragi hanno interessato principalmente le regioni settentrionali e la Campania, le coste sono state colpite da ben 69 trombe marine mentre 53 eventi di grandine grossa hanno flagellato le colture del Nord Italia.
Un dettagliato elenco di quanto avvenuto viene fornito dall’Osservatorio Anbi. «Sono dati preoccupanti, che devono obbligare a porre attenzione alla fragilità idrogeologica del nostro Paese soprattutto lungo le zone litoranee, proprio laddove sta aumentando la pressione antropica. È indispensabile ed urgente frenare l'esodo dalle aree interne», torna a ripetere Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue.
Tra l’altro, se si è parlato di precipitazioni ed esondazioni, è vero anche che da una prima analisi sugli accumuli di pioggia condotta dall’Anbi, l'anno idrologico, appena conclusosi, è stato sì positivo sull'Italia settentrionale, ma sotto media su quella centrale e largamente insufficiente sul Meridione. «Questa semplice fotografia è la miglior rappresentazione della necessità di completare gli schemi irrigui, prevedendo anche la possibilità di trasferire l'acqua fra territori limitrofi. Bisogna inoltre avviare il Piano nazionale di bacini idrici multifunzionali, così da raccogliere la pioggia laddove scende e dotare il territorio di adeguate riserve idriche da utilizzare nei momenti di bisogno" ribadisce Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.
Tra le regioni, che hanno patito maggiormente la scarsità di precipitazioni, spicca la Puglia, che anche a settembre ha sofferto con circa -96% di pioggia e temperature elevatissime, con massime superiori mediamente di 7,5°C alla norma nell'ultima decade del mese. Ovviamente, sottolinea l’Anbi, ciò penalizza ulteriormente lo stato delle riserve idriche di una regione, dove la porzione di territorio, sottoposta ad una condizione di siccità severa-estrema, è cresciuta fino a toccare, nei mesi estivi, l'11% del totale. Attualmente i volumi idrici rimanenti nei bacini della Capitanata sono appena il 16,5% dei quasi 332 milioni di metri cubi invasabili.
Anche in altre regioni si registrano deficit allarmanti. La riduzione dei volumi trattenuti nei laghi della Basilicata è stata la scorsa settimana di quasi 8 milioni di metri cubi, lasciando nei bacini solamente 108,94 milioni di metri cubi, con un deficit di quasi 31 milioni rispetto all'anno scorso: il serbatoio della diga di monte Cotugno (la più grande d'Europa in terra battuta con un volume di riempimento autorizzato di ben 272,2 milioni di metri cubi), è riempito solo al 18,4%, mentre l'altro grande invaso lucano, il Pertusillo, trattiene il 26% del volume invasabile.
In Calabria, continua l’elenco dell’Osservatorio Anbi, le maggiori criticità sono riscontrate nelle province di Reggio Calabria e Crotone, che registrano il più elevato stato di severità idrica.
Allargando lo sguardo più a nord, la situazione non è molto migliore e non bastano le piogge di fine settembre per rivitalizzare i laghi dell'Italia Centrale. In Umbria, dove decrescono i flussi nel fiume Paglia e sono in aumento quelli del Topino, il livello del Trasimeno, nonostante la "crescita" di 1 centimetro in una settimana, si mantiene molto al di sotto sia dei valori medi storici (- cm.69) che del livello critico, indicato per l'ecosistema a -m.1,20 e che da oltre 2 anni è diventato una condizione permanente. Nel Lazio prosegue l'agonia degli specchi lacustri di Albano e Nemi, i cui si livelli non hanno avuto beneficio dalle piogge della settimana scorsa, ma anzi sono ulteriormente scesi (-cm. 1); nella regione, in crescita, ma ancora sotto media è la portata del fiume Tevere, mentre quella dell'Aniene ha subìto una flessione ed il Velino rimane stabile.
Andando avanti con i dati che destano preoccupazione, in Toscana tornano sotto media le portate dei fiumi con l'Ombrone, che scende nuovamente al di sotto del parametro di Deflusso Minimo Vitale. In Liguria calano le portate dei fiumi Entella, Vara, Magra ed Argentina, e in Valle d'Aosta decrescono le portate di Dora Baltea e torrente Lys dopo i picchi della scorsa settimana, provocati da abbondanti precipitazioni.
In Piemonte le portate del fiume Po, raddoppiate per la piena nel tratto emiliano-lombardo, si sono ora ridotte di oltre il 50%, tornando a valori più simili a quelli tipici del periodo; livelli in calo anche per gli altri corsi d'acqua con la Toce, che in una settimana ha visto ridursi il flusso idrico di circa il 65%.