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La prossima rivoluzione energetica passa dalle batterie: costi crollati del 93% dal 2010

Irena: «Il costo combinato della generazione e accumulo di energia rinnovabile diventa sempre più competitivo rispetto alle fonti energetiche convenzionali»
 |  Nuove energie

Nonostante il ritmo delle nuove installazioni stia rallentando in Italia, a livello globale le energie rinnovabili stanno diventando la prima fonte di elettricità – superando il carbone –, grazie all’impetuosa crescita di eolico e solare. Come mai, se si tratta di fonti notoriamente intermittenti (nonostante eolico e solare siano tra loro tendenzialmente complementari)? La risposta sta nella crescita altrettanto rapida dei Battery energy storage system (Bess), ovvero delle batterie che permettono di integrare l’energia del sole e del vento nella rete elettrica garantendone l’affidabilità in ogni momento della giornata, offrendo al sistema la flessibilità necessaria.

La nuova analisi prodotta dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) documenta uno straordinario miglioramento per la curva d’apprendimento dei Bess negli ultimi tre lustri, che ha permesso di tagliarne i costi dai 2.571 $/kWh del 2010 ai 192 $/kWh del 2024: in altre parole, in 15 anni il costo delle batterie si è ridotto del 93% «grazie al progresso tecnologico e all'aumento della produzione globale, che hanno portato a economie di scala», come spiega l’Irena.

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«Con la riduzione dei costi di accumulo, il costo combinato delle soluzioni di generazione e accumulo di energia rinnovabile diventa sempre più competitivo rispetto alle fonti energetiche convenzionali – argomenta l’Agenzia internazionale – Con politiche e meccanismi di mercato più favorevoli, il Bess è destinato a diventare una tecnologia fondamentale per raggiungere elevati livelli di integrazione delle energie rinnovabili nel sistema elettrico, rendendo l'energia rinnovabile più attraente sia per i produttori che per i consumatori».

È quanto sta già accadendo nella quarta economia del mondo, ovvero la California – dove la crescita combinata di batterie e rinnovabili sta spiazzando rapidamente l’impiego del gas fossile –, riducendo l’appeal di soluzioni alternative come l’energia nucleare: se il costo delle batterie è crollato del 93% dal 2010, in base alle stime della banca d’affari Lazard i costi livellati dell’elettricità (Lcoe) prodotta dall’eolico onshore segna -55% dal 2009, quella del fotovoltaico utility scale -84%, mentre i costi del nucleare sono cresciuti nello stesso periodo del 47%.

Anche l’Italia se n’è accorta. Nonostante il recente rallentamento nelle istallazioni degli impianti più piccoli, le batterie utility scale continuano ad avanzare lungo lo Stivale. Come riporta il Sole 24 Ore, secondo l’elaborazione di Italia Solare su dati Terna, al 30 giugno 2025 in Italia c’erano batterie (esclusi i pompaggi) per 6,7 GW di potenza, di cui 1,6 stand alone (a supporto del sistema) e le altre integrate a impianti rinnovabili, soprattutto solari (5 GW); sempre in base ai dati Terna, solo un mese dopo i Bess erano arrivati a 6,9 GW. Un ulteriore impulso al comparto è atteso nel corso del mese prossimo, quando arriverà la prima delle aste Terna per il Macse, ovvero il Meccanismo approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico che andrà ad affiancare il capacity market per incentivare la diffusione delle batterie.

Ulteriori miglioramenti sul fronte delle batterie sono inoltre attesi dall’evoluzione tecnologica del settore, che continua ad accelerare: non a caso la concorrenza tra i fornitori lungo l'intera catena del valore, in particolare in Cina – che oggi domina il comparto grazie agli investimenti messi in campo ormai da anni, a partire dall’automazione della filiera – ha contribuito a ridurre i costi.

Al momento le principali chimiche delle batterie sono litio-ferro-fosfato (Lfp), nichel-manganese-cobalto (Nmc), nichel-cobalto-alluminio (Nca) e batterie a ioni di sodio (Na-ion). Finora le batterie agli ioni di litio hanno dominato il mercato grazie ad alta densità energetica, economicità, efficienza, comprovata scalabilità e vantaggi in termini di ciclo di vita, fino a rappresentare l’84% del mercato; le alternative però stanno prendendo piede, e ancora una volta la Cina è in prima linea nello sviluppo di batterie a ioni di sodio e allo stato solido per lo stoccaggio su larga scala, grazie a significativi investimenti in ricerca e sviluppo. È su questi nuovi segmenti che anche Paesi come il nostro potrebbero dire la loro, essendo ormai persa – per palese negligenza, a partire dagli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo – la corsa tecnologica alla produzione di batterie al litio.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.