Nel podcast di greenreport c’è un settore dell’economia mondiale che va a gonfie vele: quello verde
Bentornati al podcast “La settimana di greenreport” a cura del direttore responsabile Maurizio Izzo – si ascolta sul nostro sito come su tutte le principali piattaforme streaming, da Spotify in giù –, che apriamo con una buona notizia. L’economia verde con un valore superiore a 5.000 miliardi di dollari all’anno, è il settore in crescita più dinamico al mondo dopo quello tecnologico. I ricavi legati alle tecnologie e alle attività green stanno crescendo in media due volte più velocemente dei ricavi dei settori convenzionali, e le aziende che operano in questi mercati hanno in genere accesso a capitali più economici e spesso godono di valutazioni premium sui mercati dei capitali. E secondo le stime degli economisti e dei ricercatori che hanno condotto una serie di indagini sul tema, l’economia verde arriverà a toccare quota 7.000 miliardi di dollari entro il 2030.
Ma anche dietro ai dati più negativi bisogna cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno. Così se da una parte i nuovi dati dell’Agenzia europea per l’ambiente ci ricordano che in Italia si muore e tanto di inquinamento, al tempo stesso quell’indagine ci dice che la qualità dell’aria è migliorata e in numero dei decessi diminuito. Comunque al solo inquinamento da polveri sottili Pm2.5 sono attribuite quasi 200.000 vittime l’anno in Europa e 43mila in Italia.
Per migliorare servirebbe abbandonare rapidamente i combustibili fossili per far spazio alle energie pulite, ma su questo fronte tutti i grandi Paesi europei – Francia Germania Spagna – stanno facendo meglio dell’Italia: come reso noto dal Forum QualEnergia di Legambiente e Kyoto club, quest’anno la nuova potenza rinnovabile installata nel nostro Paese è in calo di oltre il 10%, anziché in crescita.
Anche per questo, dì aree idonee alle rinnovabili sentiremo parlare spesso nei prossimi tempi. Sono i luoghi dove le autorizzazioni ai nuovi impianti dovrebbero essere più veloci, rispetto alle aree non idonee. Sulle nostre pagine Agostino Re Rebaudengo ricorda che si attende una decisione in tal senso da 4 anni. Non si comprende dunque come sia oggi possibile arrivare a pubblicare frettolosamente la nuova disciplina sulle aree idonee, introducendo peraltro disposizioni che mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr oltre che quelli previsti dallo stesso Governo in merito.
Ma le autorizzazioni sono un problema anche sul fronte dell’economia circolare. Ecco perché dal Forum di Legambiente Toscana è partito un appello: Regione ed enti locali mettano in opera il Piano regionale dell’economia circolare, riducendo il ricorso alle discariche e puntando invece su impianti di riciclo innovativi e su una gestione del ciclo dei rifiuti fondata sul criterio di prossimità. Il Forum ha visto la partecipazione dei circoli di Legambiente da tutta la Toscana, le istituzioni, le imprese e il mondo della ricerca universitaria. I due focus di questa edizione sono state le buone pratiche dei gestori d’igiene urbana e una gestione di prossimità del ciclo integrato dei rifiuti nelle sessioni mattutine, per finire indagando i fenomeni criminali legati allo smaltimento illecito dei rifiuti nel pomeriggio.
Per rendere più agevole e rapida l’installazione dei nuovi impianti industriali necessari alla transizione ecologica dobbiamo anche sciogliere i dubbi in merito da parte della società civile. Ad esempio: le centrali geotermiche emettono fumo? Causano terremoti? Le trivellazioni inquinano le falde? Sono alcune delle domande più frequenti circa l’utilizzo dell’energia geotermica, che in Toscana genera tanta elettricità da equiparare un terzo dei fabbisogni regionali. A questi dubbi ha risposto Adele Manzella, geofisica e primo ricercatore del Cnr di Pisa: una dei massimi esperti di geotermia al mondo. Trovate tutto nel podcast di greenreport sul sito o sulle principali piattaforme, si intitola “La Toscana per la geotermia”.